La degustazione del Vino Novello. Il Vino Novello italiano non è in realtà una copia del Beaujolais nouveau francese. Entrambi i vini hanno in comune la particolare tecnica di vinificazione utilizzata per produrli, vale a dire la macerazione carbonica. Questa prevede di lasciar macerare sotto il loro stesso peso grappoli di uva interi in un contenitore chiuso ermeticamente in cui viene immessa anidride carbonica. In assenza di ossigeno si verifica la cosiddetta fermentazione alcolica intracellulare che trasforma gli zuccheri in alcol, con un forte consumo di acido malico e, a differenza di una fermentazione alcolica tradizionale, una produzione significativa di glicerolo. L’alcol che si forma estrae dalla buccia colore e sostanze aromatiche, ma solo in piccola parte i tannini. Alla fine l’uva viene sottoposta a pigiatura soffice e l’eventuale residuo zuccherino si trasforma in alcol mediante fermentazione alcolica tradizionale. Si ottiene così un vino leggero, beverino, poco tannico, dal colore vivo e acceso e dal gusto fresco e fragrante, da bere entro pochi mesi dalla messa in commercio. Le differenze tra il Vino Novello italiano e il Beaujolais nouveau francese sono sostanzialmente due. Il Beaujolais nouveau è un vino a denominazione di origine che prevede l’uso di uve 100% Gamay, mentre il Vino Novello è una tipologia di vino prevista da moltissime denominazioni italiane, che permettono l’impiego di 60 diversi vitigni, non tutti in possesso delle caratteristiche organolettiche ottimali per questo utilizzo. Inoltre, a differenza del Beaujolais nouveau la quantità di uve sottoposte a macerazione carbonica possono essere anche solamente il 40% del totale e si possono utilizzare tagli con vini di annate precedenti per la frazione rimanente. Queste falle nei disciplinari hanno di fatto lasciato libera l’interpretazione del Vino Novello come vinificazione di ripiego per riutilizzare fondi di cantina e vini di scarsa qualità, minando le basi del suo successo commerciale, che si è rivelato assolutamente effimero.