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Il Vino nell'Emilia-Romagna

Vitigni, Vino, Enogastronomia

il vino in emilia romagna

L’Emilia-Romagna rappresenta una delle più grandi regioni vitivinicole in termini di estensione, con circa 60.000 ettari vitati. La superficie regionale è circa per il 50% pianeggiante, il 25% collinare ed il 25% montuosa (si arriva ai superare i 2.000 msl nell’Appennino Tosco-Emiliano). Quindi la distribuzione delle vigne è grossomodo del 75% in pianura, 20% in zone collinari e 5% in montagna (tra i 400 e i 600 msl). Il clima, e quindi le caratteristiche pedoclimatiche del territorio, danno origine alle diverse zone vinicole, procedendo da ovest verso est, quindi avvicinandosi alle zone più miti della Riviera Romagnola. La regione è divisa in due aree geografiche e culturali distinte: l’Emilia, nella parte occidentale della regione e la Romagna, nella parte orientale. Le due aree si distinguono sia per la diversa cucina che per le uve che si coltivano e quindi i vini che se ne ricavano. L’Emilia è la patria indiscussa dei “Lambruschi”, vini rossi frizzanti, mentre in Romagna il vino diviene prevalentemente fermo e si produce con le uve Sangiovese, Albana e Pignoletto.

I Numeri del Vino dell'Emilia-Romagna

Superficie vitata dell'Emilia-Romagna

Superficie vitata dell'Emilia-Romagna: 51.000 ha di cui il 5% in montagna, 24% in collina, 71% in pianura.

Produzione di vino dell'Emilia-Romagna

Produzione di vino dell'Emilia-Romagna: 6.700.000 hl di cui vini DOP 17% vini IGP 27%, vini rossi e rosati 70%, vini bianchi 30%.

Denominazioni per il vino nell'Emilia-Romagna

Denominazioni di origine per il vino in Emilia-Romagna: 2 DOCG, 18 DOC, 9 IGT.

i numeri del vino in emilia-romagna

La Viticoltura nell'Emilia-Romagna

La viticoltura dell’Emilia-Romagna, una regione situata nel cuore dell’Italia, è caratterizzata da una grande diversità climatica e pedologica, che influisce notevolmente sulle tecniche viticole e agronomiche utilizzate, nonché sui sistemi di allevamento della vite. I più diffusi sistemi di allevamento della vite in Emilia Romagna sono:
  1. Guyot: Questo sistema di potatura è molto diffuso nelle zone collinari, dove i vitigni a bacca bianca e rossa richiedono una maggiore esposizione al sole e una buona aerazione. Consente una gestione mirata della produzione e un controllo qualitativo dei grappoli.
  2. Cordone Speronato: Adatto a varietà che rispondono bene a una potatura corta, questo sistema è spesso utilizzato nelle zone pianeggianti e collinari per facilitare la meccanizzazione delle operazioni viticole.
  3. Pergola e Tendone: Meno diffusi ma ancora presenti, soprattutto nelle zone più tradizionali o per specifici vitigni che beneficiano di una maggiore protezione solare. Questi sistemi permettono di ottenere una buona produzione mantenendo un microclima favorevole intorno alla vite.

La scelta del sistema di allevamento e delle tecniche viticole in Emilia-Romagna dipende fortemente dalla zonazione, che considera fattori come il microclima, il terreno, l’esposizione e l’altitudine. Per esempio, nelle zone collinari dove il rischio di gelate primaverili è minore e l’esposizione solare è ottimale, si tende a preferire sistemi di allevamento che favoriscano l’esposizione dei grappoli. Nelle zone costiere e pianeggianti, dove l’umidità può essere più elevata, le tecniche di gestione del fogliame e i sistemi di allevamento tendono a mirare a una maggiore aerazione della chioma.

La Storia della Viticoltura dell'Emilia-Romagna

La storia della vite e del vino in Emilia-Romagna risale all’epoca preromana ed è legata alla sua uva più famosa, il Lambrusco, citata già da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, dove ne descrive le proprietà mediche e le caratteristiche. Sembra che il nome Lambrusco derivi da Vitis Labrusca, antica specie di vite selvatica di cui non ci sono notizie certe relativamente all’uso per la produzione di vino. Nel VII secolo a.C. le scoperte archeologiche svolte in queste zone hanno consentito di stabilire con certezza che a quei tempi gli abitanti di queste terre si dedicavano alla viticoltura. L’introduzione dalla Dalmazia della varietà Refosco Terrano, conosciuto in Emilia-Romagna con il nome di Cagnina, risale al V secolo d.C. L’ordine dei Benedettini ha dato in seguito grande contributo alla viticoltura della regione, soprattutto nei pressi di Ferrara, dove prenderà origine la viticoltura di Bosco Eliceo. Anche in epoche successive si fa riferimento alle varietà presenti nel territorio dell’Emilia-Romagna, in particolare ai Lambruschi. Alla fine del 1800 l’arrivo della fillossera segnerà un arresto della viticoltura. Nel delta del Po, nei pressi dell’odierno territorio della DOC Bosco Eliceo, i vigneti di uva Fortana furono risparmiati da questo parassita e, ancora oggi, molte viti sono innestate su piede franco e non su varietà di origine americana. Il Lambrusco deve alle cooperative di produttori nella prima metà del ‘900 il suo grande sviluppo, soprattutto in termini quantitativi. La diffusione di questo vino lo fa conoscere in tutto il mondo, ma ha anche generato la convinzione che con quest’uva si producono solamente vini ordinari, cosa smentita da molti esempi di grande qualità presenti nella zona. Negli ultimi anni la viticoltura in Emilia-Romagna ha seguito due strade parallele: la rivalutazione dei vitigni autoctoni regionali e l’introduzione piuttosto massiccia dei vitigni cosiddetti “internazionali”, spesso utilizzati insieme alle varietà locali.

Il vino in Emilia-Romagna
Vigneti a Levizzano Rangone (MO) Image: Depositphotos.com

I Vitigni dell'Emilia-Romagna

Anche dal punto di vista dei vitigni coltivati in regione, l’Emilia-Romagna si divide idealmente in due. In Emilia, nella zona di Piacenza, i vitigni più diffusi sono quelli a bacca nera, la Barbera e la Croatina che caratterizzano la Gutturnio DOC ed in parte la Bonarda. Come vitigni a bacca bianca troviamo la Malvasia di Candia aromatica e il Moscato bianco, oltre al vitigno autoctono Ortrugo. Diffusi anche i vitigni internazionali quali Chardonnay, Pinot bianco e Pinot grigio, Riesling Italico e Müller-Thurgau. La zona di Parma si differenzia per la prevalenza dei vini bianchi sui vini rossi, ma senza differenze in termini di vitigni coltivati. Le zone di Reggio-Emilia e Modena sono invece dominate dalla coltivazione del Lambrusco, nelle varietà Lambrusco Salamino, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani, Lambrusco Montericco e l’Ancellotta. Il Lambrusco di Sorbara e il Lambrusco Grasparossa sono più diffusi nel Modenese. Nel Bolognese è diffuso il Montù ed il Pignoletto, entrambi a bacca bianca con le Reno DOC e la Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG. Nella zona di Ferrara troviamo il vitigno a bacca nera Fortana (noto anche come Uva d’Oro) e la cui DOC di riferimento è la Bosco Eliceo DOC.

In Romagna, il vitigno più importante è invece il Sangiovese, che distanzia in termini di quantità il Trebbiano Romagnolo (il vitigno a bacca bianca più diffuso in Romagna) il Pagadebit e l’Albana, che dà origine alla Albana di Romagna DOCG, nella zona di Faenza. Le zone vitivinicole più importanti sono le colline intorno a Faenza, la zona collinare di Forlì, le colline attorno a Cesena e Rimini.

Le Denominazioni di Origine dell'Emilia-Romagna

Le denominazioni di origine in Emilia

In Emilia vi è una sola DOCG, la Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG. Nella zona di Piacenza, la Barbera e la Croatina ed in parte la Bonarda caratterizzano la denominazione Gutturnio DOC. La zona di Parma, con la DOC Colli di Parma, si differenzia per la prevalenza dei vini bianchi sui vini rossi. Le zone di Reggio-Emilia e Modena sono invece dominate dalla coltivazione del Lambrusco, con le denominazioni Lambrusco di Sorbara DOC, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC e Lambrusco Salamino di Santa Croce DOC. Nel Bolognese è diffuso il Montù ed il Pignoletto, entrambi a bacca bianca con la denominazione Reno DOC. Sempre in provincia di Bologna la Colli d’Imola DOC. A Reggio Emilia la Colli di Scandiano e Canossa DOC e la Reggiano DOC, mentre in provincia di Piacenza vi è la DOC Colli Piacentini e la Ortrugo dei Colli Piacentini DOC, basata sull’omonimo vitigno a bacca bianca. Nella zona di Ferrara troviamo il vitigno a bacca nera Fortana (noto anche come Uva d’Oro) e la cui DOC di riferimento è la Bosco Eliceo DOC. Al confine con la Romagna la Colli di Faenza DOC si estende fino alle province di Ravenna e Forlì-Cesena.

Le denominazioni di origine in Romagna

Spostandoci in Romagna, anche qui una sola DOCG, la Romagna Albana DOCG. Le DOC più importanti sono la Romagna DOC e la Colli della Romagna Centrale DOC. Il vitigno più importante è qui il Sangiovese, che distanzia in termini di quantità il Trebbiano Romagnolo (il vitigno a bacca bianca più diffuso in Romagna) il Pagadebit e l’Albana, che dà origine alla Albana di Romagna DOCG, nella zona di Faenza. Le zone vitivinicole più importanti sono le colline intorno a Faenza, con la denominazione Colli di Faenza DOC, la zona collinare di Forlì e le colline attorno a Cesena e Rimini (Colli di Rimini DOC).

Le Zone Vinicole dell'Emilia-Romagna

In Emilia, la parte occidentale della regione, sono particolarmente importanti i vini frizzanti dalle diverse varietà di Lambrusco. Nella parte orientale della regione, la Romagna, la produzione è prevalentemente dedita ai vini sia secchi che dolci, sia bianchi, con le uve Albana, Pignoletto, Trebbiano Romagnolo e Pagadebit (Bombino Bianco), che rossi, principalmente da uve Sangiovese. Le varietà internazionali più diffuse in Emilia-Romagna sono Chardonnay, Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon e Merlot.

L’Emilia e i Lambruschi

I vitigni più importanti di questa famiglia sono il Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa e Lambrusco Salamino, ai quali si aggiungono Lambrusco Marani e il Lambrusco Maestri. Il Lambrusco è diffuso nei vigneti a partire dalla provincia di Parma e diventa il protagonista quasi assoluto in quelli di Reggio Emilia e di Modena. I vini frizzanti che se ne ricavano, secchi o amabili, si sposano a meraviglia con i piatti della cucina Emiliana, soprattutto con i tipici salumi locali. Importante è il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC, prodotto nelle aree collinari nei pressi del borgo medievale di Castelvetro, in provincia di Modena.

La Romagna e l’Albana

L’Albana di Romagna è stato il primo vino bianco italiano a ricevere il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG). Il riconoscimento del più alto livello di qualità a questi vini è dovuto soprattutto ai i migliori vini prodotti con questa uva, ottenuti con rese molto più basse di quelle previste dal disciplinare, una scelta adottata solamente dai migliori produttori. Di particolare interesse è la versione passita, che si impone come una delle migliori a livello nazionale.

Il Sangiovese di Romagna

La Romagna è famosa per il vino rosso prodotto con le uve del vitigno Sangiovese. Il nome significa Sangue di Giove e si ritiene che esso derivi dal monte Giove, nei pressi di Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini. Il Sangiovese di Romagna è un vino che può presentarsi in tipologie diverse da vini leggeri fino a vini di buona struttura, dal gusto secco e deciso. Il Sangiovese di Romagna è stato il primo vino rosso della regione ad ottenere la Denominazione d’Origine Controllata (DOC) e si produce in un territorio piuttosto vasto, dalla provincia di Bologna fino alla costa orientale del mare Adriatico.

Altre Zone di Produzione

Ricordiamo i Colli Piacentini, nella zona dove fu ritrovato il Gutturnium, boccale d’argento che ha dato il nome al più celebre vino di questa zona, il Gutturnio, prodotto con uve Barbera e Croatina, qui detta Bonarda. Interessante anche il Vin Santo di Vigoleno, prodotto in quantità limitate da uve bianche aromatiche e non aromatiche. Nel Reggiano, in particolare nella zona dei Colli di Scandiano e Canossa, oltre ai Lambruschi si producono interessanti vini anche da uve internazionali. Nella zona dei Colli Bolognesi si produce il Pignoletto e vini da uve internazionali.”, in quest’area piuttosto diffuse. Di particolare interesse è la produzione di vini IGT, nei quali spesso le uve autoctone incontrano i vitigni internazionali, molto spesso utilizzati anche in purezza.

La Cucina tradizionale dell'Emilia-Romagna

Cucina Emiliana

L’Emilia è famosa per i suoi formaggi, primo fra tutti il Parmigiano Reggiano, e i salumi, tra i quali il Crudo di Parma e il Culatello. La Mortadella di Bologna è di carne suina e bovina, mentre quella di Modena è di pura carne suina. Da non dimenticare il Salame di Felino, nel Parmense, e gli Zamponi e i Cotechini di Modena. La Salama da sugo di Ferrara, saporitissima, ha lontane origini rinascimentali. Per finire, celebre e rinomata è anche la Coppa Piacentina.

Fondamentali nella Cucina Emiliana sono i primi piatti, come le Tagliatelle, condite con il Ragù alla bolognese a base di carne e pomodoro, le Tagliatelle verdi, con sugo alla bietola, spinaci, o all’ortica e le Lasagne al forno. I Tortellini, serviti in brodo di carne, vengono consumati anche asciutti, con sugo alla panna. I Tortelloni, più grandi, hanno un ripieno di mortadella o prosciutto con altri ingredienti come carni cotte, uova, Parmigiano e noce moscata. Nei Tortelloni di magro, il ripieno è di ricotta, parmigiano, e prezzemolo. Famosi anche i Tortelli di zucca. L’Erbazzone reggiano è una sorta di torta salata con spinaci e altre verdure, il tutto condito con Parmigiano Reggiano e cotto in forno.
Tra i secondi, ricordiamo la Cotoletta alla bolognese, di vitello, variante ricca della Cotoletta alla milanese. Un’altra variante, con il cavallo, è la Faldìa piacentina. Ricordiamo poi la Fesa di vitello (con prosciutto, formaggio grana e tartufo), lo Stracotto di manzo alla piacentina, quello d’asino e la Pìcula ‘d cavall, un piatto a base di carne trita di sempre di cavallo. Per finire le Verdure ripiene dell’Appennino piacentino e la Punta di vitello ripiena (“tasto” o “tasca”) di origine ligure. Lungo il Po è diffuso il consumo dell’anguilla.

I dolci sono spesso ricchi di mandorle, miele e spezie, come il Certosino (o Panspeziale) e la Torta di riso di Bologna, la Spongata e il Pampepato di Ferrara. Ricordiamo anche dolci popolari come le Frappe (chiacchiere), il Biscione reggiano e molti altri.

Cucina Romagnola

La Cucina Romagnola ha da un lato decisi tratti contadini e dall’altro risente della vicinanza al mare, con molte ricette a base di pesce. Fondamentale è la pasta fresca, infatti con la sfoglia si preparano tagliatelle, maltagliati, strichetti (o farfalline), garganelli, cappelletti e ravioli, con ripieno di spinaci e ricotta, conosciuti in alcune zone come “orecchioni”, o di zucca, tipici di Ferrara (Cappellacci di zucca). I Cappelletti sono ripieni a volte interamente di formaggio, a volte con ricotta, a volte totalmente o in parte di carne. Tra i primi piatti di mare il Brodetto di pesce, ricco di pomodoro e abbastanza pepato, il Risotto di mare, gli Spaghetti con le vongole e i Quadrucci alla seppia.

I secondi piatti hanno al centro il maiale, con salumi di ogni tipo, salsiccia, salame, prosciutto e coppa, ciccioli e coppa di testa. Tipico è il Castrato alla griglia, di pecora castrata, con abbondante aglio e rosmarino e contorno di patate. Tra i secondi piatti di mare, il Pesce dell’Adriatico alla griglia, come le sarde e i sardoncini, impanati e infilzati in spiedini, spesso insaporiti con aglio e prezzemolo, e le cozze, preparate in ogni modo. Parlando di Romagna non si può dimenticare la Piadina, più spessa e piccola a Ravenna, più larga e sottile a Rimini, con salumi e formaggi, come il prosciutto e squacquerone, formaggio freschissimo simile allo stracchino.

Venendo ai dolci, caratteristico è il Latte brulè, budino fatto con tuorli d’uovo e latte, zucchero e vaniglia, cotto a bagnomaria poi al forno. I Sabadoni, tortelli dolci ripieni di castagne e marmellata di fichi, mele o pere cotogne, imbevuti nella “saba”, riduzione di mosto d’uva bianca o rossa. Per finire, Ciambelle e Crostate, da inzuppare nel vino, possibilmente rosso, sia secco che dolce.

La Guida Vini di Quattrocalici