Il Glossario del vino di Quattrocalici

Zonazione vinicola

Enografia

zonazione vitivinicola

La Zonazione vinicola, storia e finalità

La “zonazione” è lo studio di un’area di produzione vinicola per determinare l’impatto dei diversi aspetti microclimatici e pedologici sulla qualità delle uve e dei vini che se ne ottengono. Già nell’800 in Francia si comprese l’importanza del terroir per la qualità dei vini prodotti e le più importanti aree vinicole, come Bordeaux, Champagne e Borgogna, fin da allora valutano il pregio di un vino utilizzando “classements” basati sui “crus” letteralmente “microzone” nelle quali si suddivide il terroir di provenienza. Per far questo, il territorio sotto esame viene ripartito in zone omogenee dal punto di vista pedoclimatico, delle quali vengono valutate le potenzialità produttive, rispetto a uno o più vitigni e obiettivi enologici. Lo studio dell’interazione vite-ambiente, il miglioramento della qualità dei vigneti, ma anche la valorizzazione del territorio e della sua vocazionalità viticola rientrano tra gli obiettivi della zonazione. I moderni studi di zonazione comprendono indagini pedologiche, agronomiche, microvinificazioni, analisi di laboratorio e sensoriali eseguite in funzione delle zone delimitate con strumenti di cartografia avanzata, utilizzando sistemi GIS (Geographic Information System) per catalogare i dati del territorio.

Le Menzioni o Unità Geografiche Aggiuntive

Il Testo Unico del Vino, che riunisce le principali norme italiane in materia di viti e vino, prevede che per i vini DOP sia consentito il riferimento a Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), più piccole, localizzate all’interno della stessa sottozona, ove presente, a condizione che le uve da esse provenienti siano vinificate separatamente. Tali unità geografiche possono corrispondere a comuni, frazioni o zone amministrative o aree geografiche locali. La lista delle unità aggiuntive deve essere allegata al disciplinare di produzione. La spinta commerciale verso nuovi marchi ed attributi per legare i prodotti agroalimentari al territorio, sta spingendo sempre più consorzi ad intraprendere studi di zonazione e a creare proprie unità aggiuntive, per la gioia di chi si appassiona di enografia e di classificazione dei vini. La prima ad adottarle è stata la Barbaresco DOCG, nel 2007. Nel 2009 si è aggiunta la Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, con la menzione “Rive”, 43 “crus” di cui 12 prendono il nome del comune in cui sono coltivate e 31 dalla frazione. Nel 2010 la DOCG Barolo ha ufficializzato le 181 menzioni tradizionali, già a vario titolo utilizzate dagli anni ‘70. Più di recente, nel 2017 la DOC Soave ha individuato  33 UGA, di cui 29 della zona classica e la DOCG Chianti Classico, 11 UGA, applicabili alla tipologia Gran Selezione, che appariranno in etichetta a partire dalla vendemmia 2022. Altre denominazioni, come la Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC, con i suoi 23 Castelli, progettano di farlo in futuro.