La Bonarda, detta anche Bonarda Piemontese, Bonarda di Chieri e del Monferrrato, è un vitigno a bacca nera, autoctono del Piemonte. Viene spesso confuso con la Croatina e con l’Uva rara, perchè anche a questi vitigni si fa riferimento con il sinonimo Bonarda in alcuni vini al di fuori della regione.
La prime citazioni del vitigno risalgono al 1700, in documenti piemontesi. Nel 1799 la Bonarda viene descritta come uva del torinese. Acerbi, nel suo famoso lavoro del 1825 “Delle viti italiane” lo registra come uva dell’alessandrino. Il primo però che differenziò la Bonarda dalle altre uve ritenute geneticamente uguali fu il Rovasenda nel 1877. Non mancano comunque gli elementi di confusione anche nello stesso Piemonte.
Infatti, nei Colli Piacentini e in Oltrepò Pavese Bonarda è sinonimo della Croatina, mentre nel Novarese e nel Vercellese è il nome locale dell’Uva Rara. La Bonarda è invece un vitigno autoctono Piemontese, diffuso prima della filossera e ora in via d’estinzione, per lo più utilizzato assemblato con la Barbera.
Oggigiorno la Bonarda viene coltivata prevalentemente in Piemonte, e precisamente nel Torinese, sulla fascia collinare da Chieri fino al Monferrato e nella provincia di Asti. Qualche ettaro viene coltivato anche nel Pinerolese, in Valsusa e nel Canavese. Fuori dal Piemonte la sua diffusione è alquanto scarsa e limitata alla zona di Piacenza e Pavia. Grandi estensioni vitate di Bonarda sono presenti in Argentina e Brasile, anche se l’ipotesi dell’introduzione italiana in sud America del vitigno è tuttora oggetto di verifica. Dal punto di vista ampelografico, la Bonarda si presenta con grappoli di medie o grandi dimensioni, di forma piramidale e alati, mediamente spargoli. Le bacche sono di piccole dimensioni, ovali e molto pruinose, con colori blu quasi nero. La Bonarda è un vitigno vigoroso e fertile, da allevare con il Guyot anche se sopporta forme di potatura corta. Soffre la peronospora e le gelate, mentre ha buona resistenza all’oidio, al marciume e alla tignola. In qualche caso può presentare problemi di acinellatura. Viene coltivato prevalentemente su terreni argillosi e poco fertili.