Il Brasile, con i suoi 85.000 ettari di vigneto, è il terzo paese in Sudamerica, come superficie vitata, dopo Argentina e Cile. Solo una piccola parte dei vigneti è costituita da vitis vinifera, ma la situazione è in rapido miglioramento.
Il Clima e le Zone del Vino in Brasile
La latitudine del Brasile varia dai 5° N ai 34°S, collocandolo in gran parte al di fuori della “cintura del vino“, l’intervallo di latitudine in cui tradizionalmente si ritiene possibile la coltivazione della vite. La coltivazione della vite in Brasile ha avuto successo sia nei climi equatoriali che in quelli temperati. Comunque, la gran parte dei vigneti Brasiliani si trova nelle regioni più meridionali, tra i 30 e i 34°S, nello stato del Rio Grande do Sul, vicino all’Uruguay e all’Argentina, in zone più fresche e a quote più elevate, come nel caso della della Serra Gaúcha (“Gaucho Highlands”). Fa eccezione la zona di Vale do São Francisco, nello stato di Bahia, una regione vinicola di sviluppo recente, collocata a soli 1050 km a sud dell’equatore, con una latitudine di 9°S, sorprendentemente i grado di dare vini di qualità accettabile. Qui, in un clima è caldo e semiarido, si riescono ad effettuare anche due vendemmie ogni anno.
Breve Storia del Vino in Brasile
L’inizio della viticoltura in Brasile, come in altri paesi sudamericani, risale a metà del XVI secolo, introdotta dai primi coloni portoghesi. Il clima caldo e umido era inadatto alla vitis vinifera, a causa soprattutto delle malattie fungine. A quel tempo non erano disponibili cloni resistenti alle malattie, né tecniche avanzate di gestione del vigneto. Fu solo a metà del XIX secolo, con l’introduzione delle viti Isabella, che la viticoltura brasiliana iniziò a fare progressi. Tra gli anni ’70 ed ’80 del XX secolo, l’introduzione dei vitigni internazionali e di tecniche colturali ed enologiche al passo con i tempi, permise di produrre vini di qualità idonei anche all’esportazione.
I Vitigni coltivati in Brasile
Il successo dell’Uva Isabella ha fatto inizialmente optare per altri vitigni ibridi americani tra cui Norton, Concord, Catawba e Clinton. In seguito si diffusero diverse varietà introdotte dagli emigranti Italiani, tra cui Barbera, Moscato bianco e Trebbiano. Il Tannat, proveniente dai Paesi Baschi, non ha goduto qui dello stesso successo che ne ha caratterizzato la coltivazione in Uruguay. Solo recentemente, con l’internazionalizzazione dell’industria vinicola, si è arrivati all’introduzione di vitigni di origine francese, quali Chardonnay e Semillon per i bianchi, Cabernet Sauvignon e Merlot per i rossi.