Armenia, la culla nascosta della viticoltura
Quando si parla di vino, molti immaginano immediatamente regioni come Francia, Italia o Spagna, eppure l’Armenia rappresenta una delle culle più antiche e affascinanti della viticoltura mondiale. Situata nel Caucaso meridionale, questa terra è stata per millenni il cuore pulsante della cultura del vino, testimoniata da una tradizione antica e radicata, oggi riscoperta e valorizzata con grande entusiasmo.
Storia millenaria del vino armeno
La storia vitivinicola dell’Armenia affonda le radici nella preistoria. Nel 2011, archeologi internazionali hanno scoperto ad Areni-1, nella provincia di Vayots Dzor, quella che oggi è riconosciuta come la più antica cantina del mondo, risalente a circa 6100 anni fa. La scoperta, che includeva torchi, tini per la fermentazione e vasi di terracotta (karas), ha confermato che l’Armenia era uno dei luoghi originari in cui la viticoltura ebbe inizio.
Nei secoli successivi, il vino rimase parte integrante della vita quotidiana armena, passando attraverso varie dominazioni, dalle civiltà antiche fino al periodo sovietico. Proprio sotto l’URSS, tuttavia, la produzione fu fortemente orientata alla quantità, a scapito della qualità e delle varietà autoctone. Negli ultimi decenni, dopo l’indipendenza (1991), l’Armenia ha riscoperto la propria eredità enologica, tornando a valorizzare vitigni autoctoni, tecniche tradizionali e produzioni di alta qualità.
Ambiente, clima e terroir in Armenia
L’ambiente armeno, contraddistinto da paesaggi prevalentemente montuosi, offre condizioni ideali per una viticoltura di qualità. I vigneti si estendono ad altitudini comprese tra gli 800 e i 1800 metri sul livello del mare, in un clima continentale caratterizzato da inverni rigidi, con temperature spesso inferiori allo zero, ed estati calde e secche, con notevoli escursioni termiche tra giorno e notte. Queste condizioni favoriscono una lenta e completa maturazione delle uve, permettendo ai grappoli di sviluppare complessità aromatica e acidità ottimali per la produzione di vini freschi ed equilibrati.
Il terreno è prevalentemente di origine vulcanica, con substrati rocciosi ricchi di basalto, tufo e calcare, elementi che conferiscono ai vini una peculiare mineralità e struttura elegante, caratteristiche oggi apprezzate dai sommelier di tutto il mondo.
Vitigni autoctoni dell’Armenia
Uno dei patrimoni più preziosi della viticoltura armena è rappresentato dalla diversità genetica dei suoi vitigni autoctoni, unici nel panorama mondiale.
Areni è senza dubbio il più celebre tra i vitigni rossi armeni. Coltivato principalmente nella regione di Vayots Dzor, produce vini rossi raffinati, caratterizzati da aromi intensi di ciliegia matura, melograno, prugna scura e note speziate di pepe nero e cannella. Eleganza tannica e acidità equilibrata rendono i vini da Areni perfetti per l’affinamento, capaci di evolvere positivamente in bottiglia per diversi anni.
Voskehat, letteralmente “seme d’oro”, è il più importante tra i vitigni bianchi locali. Coltivato soprattutto nelle regioni centrali del paese come Aragatsotn e Armavir, Voskehat dà origine a vini bianchi complessi, eleganti e dotati di buona longevità. Note floreali, sentori di agrumi, albicocca e una distinta vena minerale sono le sue caratteristiche più apprezzate. È spesso fermentato in tradizionali anfore d’argilla (karas), che aggiungono profondità e complessità gustativa.
Il Kangun, altro vitigno bianco, è diffuso soprattutto nella regione dell’Ararat e produce vini freschi, aromatici, con note fruttate intense di pesca e mela verde, e buona acidità. È spesso utilizzato anche come base per la produzione di brandy armeno.
Altro vitigno rosso fondamentale è il Sireni (o Khndoghni), coltivato prevalentemente nella regione del Nagorno-Karabakh. Produce vini rossi robusti e corposi, ricchi di tannini e con aromi profondi di frutti neri, prugna essiccata, cioccolato fondente e spezie orientali, ideali per un lungo affinamento.
Minori, ma di grande interesse enologico, sono il bianco Garan Dmak, dalle note erbacee e minerali, e il rosso Kakhet, resistente e corposo, usato per conferire struttura e colore ai blend.
I vini armeni: tecniche tradizionali e caratteristiche distintive
I vini armeni mostrano tratti comuni ben definiti, frutto di tecniche ancestrali, spesso unite a innovazioni moderne. La fermentazione e l’affinamento in tradizionali karas (anfore di terracotta), che conferiscono ai vini complessità e note ossidative controllate, è ancora molto praticata, soprattutto dai produttori artigianali.
Ne risultano vini rossi con eleganza, profondità aromatica, e tannini delicati, oltre a vini bianchi dalla spiccata mineralità, freschezza e persistenza aromatica. Sempre più apprezzati sono anche i rosati prodotti da Areni, freschi e fragranti, perfetti per l’abbinamento gastronomico con i piatti della ricca cucina locale.