il corso sul vino di Quattrocalici
Le “bollicine” sono di gran moda. Quello che molti non sanno è che dietro ad ogni spumante c’è un processo di produzione complesso, la cui messa a punto ha richiesto moltissimi anni e le cui origini risalgono agli albori della storia del vino. La spumantizzazione, detta anche elaborazione, è la trasformazione di un vino base in uno spumante, creando l’effervescenza mediante una fermentazione secondaria ( o rifermentazione) ad opera degli zuccheri residui o di miscele zuccherine addizionate al vino, che può avvenire in recipienti sotto pressione (autoclavi) o direttamente in bottiglia. Vediamo i dettagli dei singoli metodi di elaborazione e dei prodotti che se ne ricavano.
La produzione di vini spumanti è un’arte complessa che si avvale di diverse tecniche di spumantizzazione. In Italia vengono utilizzati principalmente due metodi: il Metodo Classico e il Metodo Charmat (o Martinotti). Entrambi questi metodi conferiscono caratteristiche uniche ai vini spumanti, determinando differenze significative in termini di complessità, aromi e struttura del vino.
Il Metodo Classico è la tecnica tradizionale utilizzata per produrre spumanti di alta qualità. Questo metodo prevede una seconda fermentazione in bottiglia, che dura diversi mesi o anni. La complessità e la raffinatezza del vino derivano dal prolungato contatto con i lieviti. Esempi di Spumanti Italiani con Metodo Classico sono il Franciacorta DOCG:, il Trento DOC e l’Alta Langa DOCG
Il Metodo Charmat, noto anche come Metodo Martinotti in onore dell’enologo italiano Federico Martinotti, è una tecnica più moderna e rapida rispetto al Metodo Classico. Questo metodo prevede una seconda fermentazione in grandi autoclavi di acciaio inox, che permette una produzione più veloce e in maggiori quantità. Esempi di Spumanti Italiani con Metodo Charmat sono il Prosecco DOC/DOCG, l’Asti Spumante DOCG, il Lambrusco: nelle sue varie declinazioni.