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Il corso sul vino di Quattrocalici - Le Persone del vino

Plinio il Vecchio

Scrittore romano (23dc-79dc). Ha scritto "Naturalis Historia", vera e propria enciclopedia di scienze naturali in 37 volumi.

plinio il vecchio

Biografia di Plinio il Vecchio

Gaio Plinio Cecilio Secondo, detto Plinio il Vecchio nacque nel 23 dC sotto il consolato di Gaio Asinio Pollione e di Gaio Antistio Vetere, a Verona per alcuni, a Como (Novocomum) per altri.

Prima del 35 suo padre lo portò a Roma, dove affidò la sua istruzione ad uno dei suoi amici, il poeta e generale Publio Pomponio Secondo. A Roma studiò anche botanica, o meglio, l’arte topiaria di Antonio Castore ed esaminò le piante di loto che un tempo erano appartenute a Marco Licinio Crasso.

Prestò poi servizio in Germania nel 47 e dalla sua esperienza come giovane comandante di un corpo di cavalleria trasse un opuscolo sull’arte del lancio del giavellotto a cavallo, mentre in Gallia ed in Spagna annotò il significato di un certo numero di parole celtiche ed ebbe modo di vedere le località associate alle campagne militari di Germanico.

Al suo ritorno in Italia, accettò poi un incarico di Vespasiano, che lo consultava prima di partecipare alle sue occupazioni ufficiali e, alla fine del suo mandato, dedicò la maggior parte del suo tempo ai suoi studi.

In occasione dell’eruzione del Vesuvio del 79 che seppellì Pompei ed Ercolano, si trovava a Miseno e volendo osservare il fenomeno il più vicino possibile ed aiutare alcuni suoi amici in difficoltà sulle spiagge della baia di Napoli, partì con le sue galee, attraversando la baia fino a Stabiae (oggi Castellammare di Stabia) dove trovò la morte, probabilmente soffocato dalle esalazioni vulcaniche, a 56 anni.

La sua Naturalis historia, che conta 37 volumi, è il solo lavoro di Plinio il Vecchio che si sia conservato. Quest’opera è stata il testo di riferimento in materia di conoscenze scientifiche e tecniche per tutto il Rinascimento e anche oltre. L’opera fu pubblicata nell’anno 77; già nel titolo essa si presenta come ricerca sui fenomeni naturali, mentre il termine historia conserva il suo significato greco di indagine,

Il primo libro fu completato dal nipote Plinio il Giovane dopo la morte dello zio e contiene la dedica a Tito, il sommario dei libri successivi ed un elenco delle fonti per ciascun libro. L’enciclopedia tratta svariati temi, dal generale al particolare: dopo la descrizione dell’universo (II libro), si passa a geografia ed etnografia del Bacino del Mediterraneo (III-VI libro), per poi trattare di antropologia (VII libro) e zoologia (VIII-XI libro).

Plinio il Vecchio si occupa, poi, del regno vegetale e minerale, con la botanica e l’agricoltura (XII-XIX libro), la medicina e le piante medicinali (XX-XXVII libro), oltre ai medicamenti ricavati dagli animali (XXVII-XXXII libro) e la mineralogia (XXXIII-XXXVII libro).

Plinio il Vecchio e il vino nella Naturalis Historia

La sezione della Naturalis Historia dedicata all’enologia comprende la prima parte del libro XIV, dedicata alla vite, la seconda al vino, la terza alle tecniche di vinificazione.

Tra le viti, “il primo posto è assegnato alle aminnee, per la robustezza del loro vino che prende corpo sempre di più con l’invecchiamento”, e sembra che da esse derivi l’attuale Aglianico. “Il secondo posto va alle nomentane che, per il legno rossastro, sono state da taluni chiamate viti rossicce… sono resistentissime alle gelate e soffrono di più la siccità che la pioggia, più il caldo che il freddo; per questo motivo eccellono nelle zone fredde ed umide». Il loro nome deriva dall’antica Nomentum, nel Lazio, e da qui queste varietà si sono diffuse nella penisola, fino a raggiungere le Alpi, dove potrebbero aver dato origine al Traminer.

Infine, «alle viti apiane hanno dato questa denominazione le api, che ne sono ghiottissime», e da esse potrebbe essere derivata la varietà Fiano, il cui nome sembra venire appunto da apianus. Oltre a queste uve autoctone, Plinio passa ad elencare quelle coltivate in Italia, ma provenienti dalle isole greche o dalle regioni del Nord, dall’Epiro o dalla Spagna.

Passando ai vini, si comprende come Plinio il Vecchio affronti l’argomento con la competenza di un vero sommelier. I vini venivano classificati non solo in base alla loro fama, ma anche in basa alla qualità delle loro annate. Le zone vocate venivano celebrate già all’epoca, come nel caso del Falerno, la cui zona di coltivazione ospitava un “cru” noto come Faustiniano, la cui produzione era regolamentata e limitata ad alcuni vigneti. L’autore prosegue elencando tutti i più famosi vini della penisola, da quelli di Mamertino, vicino a Messina, a quelli di Sorrento,  dei Colli Albani, del Lago di Bolese, dei Colli di Luni, fino ai vini retici del Veronese. Dei vini di Pompei diceva che “provocano mal di testa fino a mezzogiorno dell’indomani”.

Anche i vini delle Gallie, e quelli della Spagna, delle Baleari, i vini greci, egiziani, da Tripoli e da Petra, vengono da Plinio elencati con attenzione alle particolarità organolettiche. A Cos al vino si aggiungeva acqua di mare, che gli dava un gusto salato, e la vinificazione prevedeva il suo invecchiamento in vasi calati nel mare, cosa che si sta recentemente sperimentando anche ai giorni nostri.

Plinio il Vecchio si cimenta anche nella classificazione dei vini, che suddivideva in quattro colori, bianco, giallo, rosso sangue, nero. I vini passiti sono prodotti “lasciando lungamente seccare al sole i grappoli sulla pianta o immergendoli nell’olio bollente”. I vini dolci erano molto popolari all’epoca dei Romani, e venivano preparati con tecniche diverse. Il melitite si otteneva dal mosto bollito con una parte di miele e un poco di sale, mentre il deuteria, era prodotto povero, preparato facendo macerare nell’acqua la vinaccia.

Plinio il Vecchio si addentra a descrivere nei dettagli le pratiche di vinificazione e le modalità di conservazione del vino. L’usanza greca di aromatizzare il vino con le resine, tra cui la mirra, all’epoca di Plinio era considerata già “antica”. Per la scelta dei recipienti per la sua conservazione, Plinio consiglia di prediligere quelli trattati con pece, e di evitare quelli a bocca larga. “I vini leggeri vanno conservati in dolia interrati, quelli forti in dolia esposti all’aria». Fondamentale è calcolare le fasi lunari per scegliere il momento migliore per aprire un vaso. Un vino era alterato, se “una lama di piombo, immersavi, cambia colore”.

Per finire, Plinio consiglia di bere con moderazione, descrivendo le nefaste conseguenze dell’abuso di alcool, sia a livello fisico che morale, chiudendo la parte dedicata al vino della sua opera con quella che evidentemente riteneva la raccomandazione più importante.

Marcello Leder
Marcello Leder

Sommelier AIS, divulgatore nel campo del vino e dell'enogastronomia. Ha fondato nel 2011 il portale Quattrocalici, divenuto punto di riferimento per la cultura del vino in Italia, ed è autore della sua struttura e di tutti i suoi contenuti.

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