Andrea Bacci: umanista del vino e precursore della moderna viticoltura
Nel cuore del Rinascimento, epoca di fervore intellettuale e riscoperta dei saperi antichi, la figura di Andrea Bacci (1524–1600) si distingue per la sua capacità di fondere conoscenze mediche, filosofiche e naturalistiche in una visione complessiva dell’uomo e del mondo naturale. Medico personale del papa, erudito enciclopedico e autore di un’opera monumentale dedicata al vino, Bacci ha lasciato un’impronta profonda e ancora oggi viva nella storia della viticoltura.
Uomo del Rinascimento: tra medicina, filosofia e scienze naturali
Andrea Bacci nacque a Sant’Elpidio a Mare, nelle Marche, nel 1524. Studiò filosofia e medicina all’Università di Roma, dove entrò in contatto con il circolo umanistico romano e con le principali autorità intellettuali del tempo. Medico stimato e profondo conoscitore della scienza galenica, fu chiamato alla corte pontificia, dove divenne medico di Gregorio XIII.
Ma la medicina, per Bacci, era solo un tassello del sapere. Come molti uomini del Rinascimento, coltivava un interesse poliedrico per la natura, la geografia, l’agronomia e i prodotti della terra, visti come strumenti fondamentali per il benessere del corpo e dell’anima. In questo contesto matura la sua passione per il vino, che lo porterà a comporre un’opera enciclopedica senza precedenti: il “De naturali vinorum historia de vinis Italiae et de convivis antiquorum”, pubblicata a Roma nel 1596.
“De naturali vinorum historia”: un’opera colossale
Il “De naturali vinorum historia” – tradotto letteralmente “Sulla storia naturale dei vini” – è molto più di un trattato enologico: è un vero e proprio manuale universale del vino del XVI secolo, che combina sapere medico, osservazione naturalistica, erudizione storica e geografia viticola. L’opera si suddivide in sette libri, e tocca tutti gli aspetti della produzione e del consumo del vino:
- Le proprietà naturali del vino in rapporto alla salute umana secondo la medicina antica (Galenica e Ippocratica);
- Una classificazione dei vini italiani basata sulle loro qualità, origine, uso e metodo di produzione;
- Un’ampia disamina delle pratiche enologiche antiche e moderne;
- Una dettagliata geografia viticola dell’Italia e delle sue regioni vinicole, con attenzione ai terroir, ai vitigni e ai sistemi colturali locali;
- Un excursus sulla cultura del vino presso i popoli antichi, dai Greci ai Romani, con particolare attenzione agli usi conviviali e alle prescrizioni mediche.
Si tratta del primo vero atlante enologico italiano, redatto con metodo e spirito critico, che fonde la cultura classica con l’osservazione diretta del mondo rurale rinascimentale.
La visione enologica di Bacci
Per Bacci, il vino è più di una bevanda: è un alimento funzionale, un farmaco naturale, un simbolo culturale e un prodotto del territorio. Egli attribuisce al vino un ruolo centrale nella dieta mediterranea, nella medicina preventiva e nella qualità della vita. La sua visione è profondamente olistica: ogni vino ha un’identità propria che dipende da molteplici fattori – il vitigno, il clima, il suolo, le tecniche di vinificazione – anticipando il moderno concetto di terroir.
Nel libro, Bacci distingue i vini in base al colore, al corpo, alla durata, alla destinazione d’uso (da pasto, medicinali, da cerimonia), sottolineando come alcuni siano adatti alla digestione, altri al rafforzamento del corpo, altri ancora alla purificazione degli umori. Ma accanto alla parte medica, vi è anche una straordinaria attenzione alla qualità sensoriale, alla descrizione del gusto, del profumo, della struttura: è uno dei primi esempi di analisi organolettica sistematica, seppur espressa con il linguaggio del tempo.
Un antesignano della viticoltura moderna
Se da un lato Bacci si muove ancora all’interno della cornice galenica e della teoria dei quattro umori, dall’altro mostra un approccio decisamente moderno nel mettere in relazione le caratteristiche del vino con l’ambiente di origine. Le sue descrizioni delle zone viticole italiane – dal Chianti ai Colli Albani, dalle Langhe al Vesuvio – offrono uno spaccato sorprendentemente attuale del mosaico viticolo italiano, evidenziando la vocazione di ogni territorio e la necessità di preservare la tipicità dei prodotti.
In un’epoca in cui il vino veniva spesso corretto, aromatizzato, diluito o manipolato, Bacci difende l’idea di un vino “vero”, naturale, che rispecchi l’identità della terra e la sapienza del vignaiolo. In questo senso, è un precursore dell’idea di denominazione di origine, che solo secoli dopo prenderà forma giuridica.
Fortuna e riscoperta
L’opera di Bacci conobbe un certo successo nel Seicento, ma fu successivamente dimenticata con l’avvento della scienza moderna. Solo nel Novecento alcuni studiosi di storia dell’enologia ne riscoprirono l’importanza, valorizzando il suo ruolo nella costruzione dell’identità culturale del vino italiano. Oggi, la sua opera è considerata un caposaldo della letteratura agronomica pre-scientifica, fondamentale per comprendere l’evoluzione del pensiero enologico.