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Il corso sul vino di Quattrocalici - Le Persone del vino

Camillo Benso Conte di Cavour

Uomo di Stato (1810-1861). Proprietario di tenute nelle Langhe, è uno dei protagonisti della storia del Barolo.

Camillo Benso di Cavour e il Barolo

Cavour e il Barolo

Camillo Benso, Conte di Cavour (1810-1861), fu un grande uomo di stato, e uno dei principali fautori sia dell’unità che dell’indipendenza italiana. Era inoltre il primo ministro della neonata monarchia Italiana.

Aveva diversi possedimenti terrieri, per cui potremmo definirlo un gentiluomo di campagna e come molti suoi pari anche produttore vitivinicolo, per il semplice fatto che nelle sue tenute si produceva vino, tendenzialmente atto al consumo locale o ad essere scambiato come valuta.

Il legame di Camillo Benso con il Barolo inizia nel 1832, quando, poco più che ventenne, fu inviato dal padre Michele a Grinzane, un piccolo borgo in provincia di Cuneo, dove la famiglia possedeva una grande tenuta ricca di vigneti. Il castello, oggi noto come il castello di Grinzane Cavour, che svetta sul paese, appartiene ad oggi ai territori del Barolo, e vi viene ospitato un museo dedicato al vino.

Fu proprio qui che Camillo Benso di Cavour, che aveva già mostrato interesse per l’agricoltura e la viticoltura, avviò un progetto di miglioramento dei vigneti e di aggiornamento tecnico nella produzione del vino, avvalendosi della collaborazione dell’enologo Pier Francesco Staglieno.

Prima della fine del decennio, i primi vini della Tenuta del Conte di Cavour cominciarono ad essere commercializzati, con ottimi risultati, nell’allora Regno di Sardegna.

Louis Oudart, commerciante di vini francesi e grande esperto di rossi bordolesi, iniziò a collaborare al progetto in qualità di consulente enologico, affiancando Staglieno. Oudart introdusse una serie di innovazioni, frutto della sua esperienza a Bordeaux, che portarono a definire il carattere del Barolo come lo conosciamo oggi.

Fino ad allora, quello che era destinato a diventare il vessillo della vitivinicoltura Piemontese, aveva caratteristiche completamente diverse. Era un vino abboccato, quasi dolce, non adatto all’invecchiamento e difficile da trasportare.

Oudart lo trasformò in un vino rosso secco, di lungo affinamento, in grado di evolversi nel tempo e capace di resistere ai lunghi viaggi, senza perdere le sue caratteristiche organolettiche.

In quello stesso periodo, la marchesa Giulia Colbert Falletti , la cui famiglia possedeva prestigiosi possedimenti terrieri, dislocati tra il comune di Alba e quello di Barolo aveva affidato allo stesso Oudart la gestione delle proprie cantine.

Fu nel 1844, che, per la prima volta, venne imbottigliato il Barolo “moderno”, e da quel momento, il successo nazionale e internazionale di questo vino è stato inarrestabile.

Pare che Carlo Alberto di Savoia abbia chiesto alla Marchesa di poter assaggiare quel vino di cui tanti cominciavano a parlare. Carlo Alberto ne fu entusiasta, e promosse il Barolo come vino di Corte, da qui l’espressione “il vino del Re” e “il Re dei vini”.

Marcello Leder
Marcello Leder

Sommelier AIS, divulgatore nel campo del vino e dell'enogastronomia. Ha fondato nel 2011 il portale Quattrocalici, divenuto punto di riferimento per la cultura del vino in Italia, ed è autore della sua struttura e di tutti i suoi contenuti.

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