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Il Vino nelle Marche

Vitigni, Vino, Enogastronomia

il vino nelle marche

I vini delle Marche sono tra i più famosi e ricercati tra quelli delle regioni dell’Italia centrale. Le Marche hanno un territorio molto variegato, collinare per il 70% e montuoso per il 30%. Le fasce pianeggianti sono limitate a piccole aree lungo la costa e lungo il corso dei fiumi. Il clima delle Marche è molto vario, in funzione della disposizione e dell’altitudine dei rilievi. E’ più mediterraneo lungo la costa e verso sud e più continentale all’interno e verso nord, con escursioni termiche maggiori e maggiore rischio di gelate. Le loro caratteristiche pedoclimatiche rendono le Marche una regione particolarmente votata per la viticoltura, infatti i suoi 12.000 ettari vitati sono quasi totalmente in zone collinari, che assicurano una produzione superiore al milione di ettolitri di vino all’anno. La tradizionale forma di allevamento ad alberello o a tutori vivi come olmi o aceri ha lasciato il posto alle più moderne forma a spalliera.

I Numeri del Vino delle Marche

Superficie vitata delle Marche

Superficie vitata delle Marche: 12.000 ha di cui il 5% in montagna, l'85% in collina e il 10% in pianura.

Produzione di vino delle Marche

Produzione di vino delle Marche: 1.000.000 hl di cui vini DOP 39% vini IGP 24%, vini rossi e rosati 45%, vini bianchi 55%.

Denominazioni per il vino nelle Marche

Denominazioni di origine per il vino nelle Marche: 5 DOCG, 15 DOC, 1 IGT.

i numeri del vino nelle marche

La Viticoltura nelle Marche

La regione delle Marche, situata nella parte centrale dell’Italia lungo il Mar Adriatico, presenta un territorio particolarmente variegato che si estende dalle coste sabbiose fino ai rilievi appenninici. Questa diversità di paesaggi si riflette anche nelle condizioni pedoclimatiche della regione, che a loro volta influenzano notevolmente la viticoltura marchigiana.

Territorio

Il territorio marchigiano si può suddividere in tre fasce principali: la zona costiera, le colline e i monti. Le colline, in particolare, sono l’habitat ideale per la viticoltura, grazie alla loro esposizione e alla composizione dei suoli che favoriscono il drenaggio dell’acqua, elemento cruciale per la salute e la qualità delle viti. Questi terreni sono spesso calcarei e argillosi, con aree che presentano anche formazioni di sabbia e ghiaia, contribuendo a una diversità di profili di vino.

Condizioni Climatiche

Il clima nelle Marche è tipicamente mediterraneo lungo la costa, con estati calde e inverni miti, e gradualmente diventa più fresco e umido man mano che ci si sposta verso l’interno e l’altitudine aumenta. Questo gradiente climatico permette la coltivazione di varietà di uva diverse, adattando ciascuna tipologia ai microclimi locali più idonei.

Viticoltura

La viticoltura marchigiana beneficia di questa complessità territoriale e climatica, risultando in una produzione di vini di alta qualità e fortemente caratterizzati. La viticoltura nelle Marche si caratterizza per un forte legame con il territorio e per la ricerca della qualità, con una crescente attenzione verso pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente. Questo approccio ha permesso alla regione di guadagnarsi una reputazione di eccellenza nel panorama vitivinicolo italiano ed internazionale.

La Storia della Viticoltura delle Marche

Le prime tracce della viticoltura nelle Marche risalgono al X sec A.C., nell’attuale area della Rosso Piceno DOC, importate dai coloni greci ai quali si deve la fondazione della città di Ancona e anche tra i Piceni, tra l’VIII e VII secolo A.C., la viticoltura e la produzione dei vino rivestivano un ruolo centrale. I Romani furono presenti nelle Marche a partire dal 295 A.C. Lo stesso Plinio il Vecchio descrive le varietà di viti coltivate al suo tempo e i vini che se ne ricavavano. Fra il VI e il XIII secolo d.C., nelle Marche la presenza di abbazie e di monaci era piuttosto diffusa, e presso di loro, per esigenze liturgiche e di mensa, si registra sempre la presenza di una piccola vigna. Ai monaci si deve il tramandarsi delle tecniche vitivinicole, i tentativi di migliorare il prodotto e gli sforzi per accrescerne la conservabilità. Nell’età dei Comuni il vino cessò di essere bevanda di appannaggio solo del clero, ma entra nelle abitudini di una più vasta comunità di persone. Negli anni di passaggio dallo stato Pontificio al Regno d’Italia giunsero nelle Marche flagelli come l’Oidio, la Peronospora e la Fillossera e dovettero passare circa quarant’anni prima che venissero trovate le soluzioni per affrontarle. Dopo la Prima Guerra Mondiale, contadini e proprietari si impegnarono a migliorare la produttività dei fondi, con una seppur lenta introduzione di nuove tecnologie che accrebbero i redditi delle famiglie contadine. Con i primi successi giunse anche la frammentazione dei poderi e la riduzione delle superfici degli stessi, poi, con la fine della mezzadria, vennero alla ribalta nuove figure di proprietari che, accorpando più poderi, dettero vita ad aziende a conduzione diretta. Nel 1953, ad opera della cantina Fazi Battaglia, venne creata la bottiglia a forma di anfora che ancora oggi è associata al Verdicchio. All’inizio degli anni ’90 iniziò una profonda ristrutturazione dei vigneti, passando a forme di allevamento adatte alla meccanizzazione e vennero introdotti vitigni sia di antica coltivazione marchigiana sia internazionali.

Il vino nelle marche
Vigneti a Corinaldo (AN) Image: Depositphotos.com

I Vitigni delle Marche

I vitigni coltivati nelle Marche sono per il 60% a bacca bianca (soprattutto Verdicchio). Il Verdicchio è oggi fra le più interessanti uve autoctone a bacca bianca d’Italia, capace di vini complessi e di grande struttura. Tra i vitigni bacca nera i più importanti sono il Montepulciano e il Sangiovese. Nelle Marche si trovano anche vitigni autoctoni come il Lacrima, a bacca nera e caratterizzato da una originalissima componente aromatica e la Vernaccia nera. Nelle Marche si coltivano anche lo Chardonnay, il Ciliegiolo, la Passerina, il Pecorino, il Trebbiano toscano e la Malvasia bianca lunga.

Le Denominazioni di Origine delle Marche

Le Denominazioni di Origine per il vino nelle Marche includono, a partire dalla zona del Metauro, la Bianchello del Metauro DOC, basata sul vitigno Biancame e quella dei Colli Pesaresi DOC, con i vitigni Bianchello e Sangiovese. La zona dei Castelli di Jesi è vocata al vino Verdicchio, con la Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC e Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva DOCG, così come quella del Verdicchio di Matelica Riserva DOCG. La zona costiera attorno al promontorio del Conero è invece vocata ai vini rossi a base di Montepulciano con la Conero DOCG e Rosso Conero DOC. L’area appenninica di Serrapetrona è nota per i vini spumanti a base del vitigno Vernaccia Nera (Vernaccia di Serrapetrona DOCG). Più giù la zona di Macerata (Colli Maceratesi DOC) con vini bianchi a base del vitigno Maceratino, clone del Verdicchio. I Colli del Tronto e i Colli Ascolani sono conosciuti per la Rosso Piceno DOC (vitigno Montepulciano) e la Falerio DOC, con i vitigni Trebbiano Toscano, Passerina, Pecorino.

Le Zone Vinicole delle Marche

La produzione di vino nelle Marche è diffusa in tutta la regione, che si può idealmente dividere in 3 zone di coltivazione principali, alle quali se ne aggiungono altre, meno estese ma non meno importanti dal punto di vista produttivo.

Verdicchio dei Castelli di Jesi e Matelica

Il Verdicchio, sicuramente l’uva più celebre delle Marche è la protagonista assoluta delle zone dei Castelli di Jesi e di Matelica. La DOC del Verdicchio dei Castelli di Jesi prevede la definizione della zona classica, cioè quella più tipica e tradizionale, mentre la tipologia Riserva, insieme al Verdicchio di Matelica, si fregia della DOCG. Il Verdicchio è un’uva estremamente versatile e oltre alla produzione di vini secchi, è utilizzata anche per vini passiti e spumanti. A seconda dello stile di vinificazione le caratteristiche dei vini da Verdicchio sono piuttosto varie, da leggeri e freschi, fino a robusti e strutturati, adatti anche alla maturazione in botte.

Rosso Conero e Rosso Piceno

Vino rosso nelle Marche significa soprattutto Montepulciano e Sangiovese. Il Rosso Conero nel 2004 ha ottenuto la DOCG nella versione riserva (Conero DOCG). La zona del Rosso Conero beneficia dell’influsso delle brezze marine, che assieme alla composizione calcarea del suolo consentono di ottenere un vino rosso unico nel suo genere. Il Rosso Piceno viene invece prodotto più a sud in una zona piuttosto vasta che giunge fino ai confini della provincia di Pesaro. Il Montepulciano è presente per almeno l’85% in entrambi i vini.

Vernaccia di Serrapretrona

La Vernaccia nera di Serrapetrona (Macerata) ha una superficie totale dei vigneti è di appena 45 ettari. Anche se di recente riscoperta, è stata la prima nelle Marche a ottenere il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG). Il vino Vernaccia di Serrapetrona è uno spumante rosso prodotto nelle versioni secco e dolce, utilizzando un sistema piuttosto particolare. Infatti dopo la vendemmia, una parte delle uve sono vinificate in rosso, mentre una parte viene lasciata ad appassire in modo da concentrare la quantità di zuccheri. Le uve appassite sono quindi pigiate e il mosto si aggiunge al primo vino, provocando una seconda fermentazione. La spumantizzazione della Vernaccia di Serrapetrona con il metodo Charmat dona al vino la caratteristica spuma rosa e i suoi aromi inconfondibili.

Altre Zone di Produzione

Una particolare menzione spetta alla Lacrima di Morro d’Alba, un vino rosso prodotto con un vitigno aromatico che dona ai vini un profumo inconfondibile. E’ prodotto sia come vino fermo che frizzante e in versione passita. Il Bianchello del Metauro è prodotto nella provincia di Pesaro con l’uva Bianchello (o Biancame) e il Falerio dei Colli Ascolani, basato principalmente sui vitigni Trebbiano Toscano, Passerina, Pecorino. Nelle zone di Offida e di Esino, dove si producono vini bianchi, rossi e spumanti. Fra i bianchi, particolarmente interessanti sono quelli prodotti con l’uva Pecorino e Passerina. Con il Maceratino, si producono i vini bianchi del Colli Maceratesi.

La Cucina tradizionale delle Marche

La cucina delle Marche, regione dominata dai monti e affacciata sul mare, è molto varia e alterna a pietanze dai sapori forti e decisi, tipiche delle zone di montagna, a piatti a base di crostacei, pesce azzurro e frutti di mare, tipici della celebre riviera del Conero. Da non dimenticare le famose olive all’ascolana.

Gli antipasti della cucina Marchigiana

Il classico pranzo sulla costa marchigiana viene fatto iniziare, solitamente, con il famoso brodetto, di cui esistono diverse versioni: quella anconetana, a base di tredici qualità di pesce diverso e quella di Porto Recanati, in cui il pesce viene cotto in uno speciale sugo a base di zafferano. Al brodetto si possono abbinare le gustose frittelle di pesce persico, passate nella pastella a base di farina ed uova e poi fritte in olio di oliva. Spostandosi verso l’interno, invece, abbondano i gustosi e tipici antipasti a base di tartufi bianchi o neri, magari accompagnati da profumatissimi e prelibati funghi.

I Piatti Tipici Marchigiani

Tra i piatti tipici interessanti sono quelli in cui i sapori e gli aromi tipici della montagna si fondono con quelli marinari come, ad esempio, gli spaghetti mari e monti, a base di calamari e funghi e la rana pescatrice con porchetta. Altri primi piatti tipici sono le lasagne all’ascolana, con tartufo bianco, i cappelletti in brodo di cappone, le tagliatelle con i calamari e le molecche (code di scampi dal guscio tenero), la minestra di ceci e maiale e le classiche tagliatelle al tartufo, rigorosamente bianco.

I Secondi piatti delle Marche

Tipiche pietanze della costa sono il merluzzo alla marchigiana, con sugo di pomodoro, le sarde di Ancona, impanate e cotte al forno, il baccalà in bianco, con salsa verde a base di prezzemolo e lo stoccafisso, preparato in umido con patate o in potacchio, ossia brasato con pomodoro, acciughe, aglio, rosmarino, prezzemolo e peperoncino. Tra i piatti di montagna la polenta costarella e salsicce, la minestra di ceci e maiale, le uova fritte nel burro e cosparse di di tartufo e l’insalata di funghi e tartufi.

I dolci della pasticceria Marchigiana

La cucina Marchigiana propone molte ricette di dolci regionali di assoluto interesse. Ricordiamo le castagnole, palline di pasta dolce fritte in olio e strutto e spolverizzate di zucchero a velo, le beccute, pagnottine di pane dolce a base di farina e decorate con pinoli ed uva sultanina, i caciuni, ravioloni di pasta di pane riempiti con pecorino, uova, zucchero, e scorze di limone, le ciambelle al mosto, fatte con farina, semi d’anice, olio, zucchero e mosto d’uva appena spremuto, e la cicerchiata, dolce tipico del carnevale, pressoché simile ai più celebri struffoli napoletani.

La Guida Vini di Quattrocalici