La polenta è un alimento tradizionale italiano la cui origine si perde nella notte dei tempi. Infatti, pur essendo basata soprattutto sulla farina di mais, importato in Europa dalle Americhe nel XVI secolo, precedentemente la si faceva soprattutto con farro o segale, e più tardivamente anche con il grano saraceno, importato dall’Asia. Il nome polenta deriva dal latino puls, una specie di polenta di farro, in latino far, da cui deriva il termine “farina”, e che costituiva la base della dieta delle antiche popolazioni italiche.
La polenta, anche se diffusa in tutta la penisola, ha rappresentato l’alimento di base della cucina povera in varie zone settentrionali alpine, prealpine, pianeggianti e appenniniche, soprattutto nel centro-nord, ma la si può trovare anche in Toscana e nelle zone di montagna di Umbria e Marche, Abruzzo, Lazio e Molise.
La polenta si prepara cuocendo a lungo un impasto di acqua e farina, macinata a grana grossa, del cereale, che si versa a pioggia nell’acqua bollente e salata, in un paiolo di rame, e si rimesta continuamente con un bastone di legno per almeno un’ora. La polenta più comune è quella a base di mais, detto granoturco, cioè la classica “polenta gialla“.
Una volta pronta, la polenta viene presentata in tavola su un’asse circolare, coperta da un canovaccio e viene servita, a seconda della sua consistenza, con un cucchiaio o tagliata a fette, che possono poi venire anche grigliate sulla brace.
La polenta si accompagna molto bene con molti ingredienti come il burro, i formaggi molli, i funghi, ai piatti che contengono molto sugo, come le carni in umido.