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Il corso sul vino di Quattrocalici - Storia della vite e del vino

Il Vino nel Medioevo

La decadenza e la rinascita della viticoltura e dell'Enologia nel Medioevo e il vino nell'epoca compresa tra il IV e il XV secolo d.C.

Il vino nel Medioevo

Il Medioevo e il Vino: collocazione storica

Il Medioevo è uno dei quattro fondamentali periodi (antico, medievale, moderno e contemporaneo) in cui viene tradizionalmente suddivisa la storia del continente Europeo. Il Medioevo comprende il periodo dal V secolo al XV secolo ed inizia con la caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476 d.C. Il termine “Medioevo” compare per la prima volta nel XV secolo. L’etimologia della parola richiama un’ “epoca di mezzo”, collocata tra l’Epoca classica e il Rinascimento. La fine del Medioevo viene fatta coincidere con la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453.

Il Vino nel Medioevo

La decadenza

La viticoltura cominciò a decadere dopo il trasferimento della capitale da Roma a Bisanzio, a seguito delle invasioni barbariche del 400-500 d.C., che portarono all’abbandono della campagne ed anche della coltura della vite. Durante il regno dei Longobardi, fino all’800, la viticoltura, come tutta l’agricoltura, era in piena decadenza. In molti luoghi la coltivazione della vite e la produzione ed il consumo di vino furono completamente abbandonati. Il periodo delle dominazioni Arabe nel sud dell’Europa (600-1000 d. C.) causò un’ulteriore ridimensionamento della viticoltura. Il Corano in realtà non vietava la produzione di uva, bensì il consumo di alcool, ma la facilità di ottenere vino dall’uva indusse lo sradicamento di una grande quantità di vigne, e i vini di qualità divennero un ricordo di tempi antichi. Fu solo dopo la Pace di Costanza nel 1183 che vi fu un primo risveglio nell’agricoltura e una notevole ripresa del settore vitivinicolo. A quell’epoca erano noti e ricercati il Greco di Napoli, il Turpia e il Cutrone di Calabria, il Patti di Sicilia.

Il ruolo dei Monasteri nella Viticoltura e nell’Enologia

Per fortuna grazie al Cristianesimo la viticoltura ebbe ottimi protettori nei Ordini Religiosi e soprattutto nei Benedettini, grazie valore simbolico che era attribuito al vino nella liturgia. Durante il Medioevo i conventi e le abbazie divennero quindi dei veri e propri centri vitivinicoli. Il cattolicesimo ereditò le tradizioni pagane relative all’uso rituale del vino e facilitò l’impianto e la coltivazione dei vigneti in situazioni talvolta molto difficili (Bretagna, Normandia, Inghilterra, Belgio). Gli Ordini Religiosi continuarono a coltivare la vite e i missionari estendevano e incoraggiavano la sua coltivazione nelle regioni dove si recavano, favorendo l’impianto dei vigneti per avere il vino sul posto. La necessità di disporre di vino di qualità per la celebrazione della Santa Messa contribuì quindi largamente alla espansione della viticoltura. Fino al 1200-1300 durante la celebrazione della messa il vino era infatti bevuto non solo dal prete, ma anche da tutti i partecipanti al rito. Con il tempo i monaci dell’epoca cercarono sempre più di produrre vini di buona qualità e di avere buone rese unitarie anche per accrescere le entrate dei loro ordini. A questo si deve il fatto che numerosi “crus” francesi come Chateauneuf-du-Pape, Clos de Bèze, La Roche-au-Moines e molti altri abbiano origine ecclesiastica. La funzione dei monasteri si inseriva in un contesto più ampio, legato alla cultura. Quali unici centri di cultura durante tutto il Medioevo, i monasteri ospitavano spesso uomini e personalità illustri ed erano sede di importanti incontri politici. A re ed imperatori, papi e vescovi-conti, i monasteri certo non si risparmiavano nell’offrire  il meglio di quel che le loro terre intorno dare.

Il commercio e la diffusione del vino nel Medioevo

Fra gli anni 500 e il 1000, anche la nobiltà contribuì alla diffusione e conservazione della viticoltura. La nobiltà e le classi emergenti erano orgogliose di offrire nei banchetti vini prodotti nei loro vigneti. Nel Nord Europa i vigneti venivano coltivati soprattutto lungo i fiumi, data la facilità del trasporto su acqua. Tra il XII e il XVI secolo la Repubblica di Venezia ebbe il monopolio del commercio dei vini che provenivano dai paesi meridionali e dalle isole, in particolare dalla Sicilia, da Cipro, da Creta e dalle isole Greche, con destinazione principale i ricchi mercati del Nord Europa. Questi vini erano ottenuti dalla vinificazione di uve appassite al caldo sole del sud. Il Moscato Passito di Pantelleria, la Malvasia delle Lipari e di Bosa e il Primitivo di Manduria sono in questo modo giunti fino ai nostri giorni. Il vino divenne ben presto una bevanda comune che tutti o quasi assaporavano senza distinzioni di età e rango. I costi di produzione delle botti calarono vistosamente e ciò garantì un forte aumento della circolazione del vino.

Le pratiche colturali ed enologiche nel Medioevo

I vigneti venivano piantati scavando solchi profondi con l’aratro ed utilizzando  tralci dell’anno prima, oppure barbatelle. La delimitazione e la recinzione dei terreni vitati allo scopo di proteggerli dagli animali o dai ladri, favorì le coltivazioni non troppo estese, con rese importanti e di qualità. La vigne divennero più produttive e le viti erano potate e crescevano come piccoli alberelli. Il vignaiolo divenne sempre più uno specialista, imparando le diverse fasi cruciali della viticoltura, quali l’impianto, la potatura, l’installazione di sostegni, la zappatura e la torcitura. Fu sotto Carlo Magno (768-814), ancora nell’Alto Medioevo, che con l’emanazione dell’importante Capitulare de Villis (scritto tra il 770 e l’800 per riordinare l’intero ed immenso patrimonio del sovrano carolingio) il mondo del vino fu per la prima volta disciplinato e vennero introdotte le prime regole per la vinificazione, che prevedevano ad esempio la pulizia dei vasi vinari e  la torchiatura dell’uva (che fino a quel momento si era sempre pigiata coi piedi).L’uva continuava a essere pigiata con i piedi dal popolo, ma le grandi tenute dei nobili e della chiesa disponevano di torchi per estrarre il mosto rimasto nelle vinacce, ottenendo un vino più ricco di tannini e di colore, che consentiva un più lungo invecchiamento, pur rendendolo meno adatto al pronto consumo. In genere il vino veniva conservato assieme alle fecce (cellule morte di lieviti), per cui nel periodo primaverile la maggior parte dei vini cominciava ad alterarsi e il loro prezzo si abbassava. Si cercava pertanto di vendere i vini il più presto possibile per spuntare prezzi migliori. Il problema della conservazione del vino sorse nel 1200, quando le anfore sigillate furono sostituite dalle botti di legno e si prolungò fino al XVII secolo, ossia fino all’arrivo delle bottiglie di vetro, ma soprattutto dei tappi di sughero, che sostituirono quelli di legno avvolti nella stoppa.  Il vino dell’epoca dell’Alto Medioevo era di basso grado alcolico, spesso allungato con acqua o con mosto cotto e aromatizzato con  spezie, frutta e altro ancora. Nel Basso Medioevo, tra gli anni 1200 e 1300, si era in piena età comunale durante la quale le città fiorivano grazie al commercio. Il vino fece il primo vero salto di qualità con l’introduzione della selezione dei vitigni e dei processi di vinificazione separata delle uve bianche e rosse, della vinificazione delle uve appassite e della durata della macerazione dei mosti sulle vinacce. Un vino con queste caratteristiche non doveva più essere annacquato o adulterato e di fatto vennero poste le prime basi per quella che oggi è l’Enologia, ossia la scienza che studia la trasformazione dell’uva in vino. Il vino, infatti, era sempre più soggetto a regole precise e sottoposto a un trattamento controllato nelle sue diverse fasi di produzione. Un fatto curioso è che la bottiglia e i bicchieri di vetro apparirono solo in età moderna, mentre per tutto il Medioevo il vino veniva bevuto in coppe di metallo o di legno.

Marcello Leder
Marcello Leder

Sommelier AIS, divulgatore nel campo del vino e dell'enogastronomia. Ha fondato nel 2011 il portale Quattrocalici, divenuto punto di riferimento per la cultura del vino in Italia, ed è autore della sua struttura e di tutti i suoi contenuti.

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