Secondo una delle ipotesi più accreditate, il nome deriverebbe dal colore e dal profumo delle sue uve e dei suoi vini, che ricordano la ciliegia; un’altra teoria, riportata in fonti ottocentesche, suggerisce una provenienza dalla Spagna, con il nome legato alla città di Jerez (“Cerez”), da cui l’uva sarebbe stata introdotta in Italia attraverso i porti toscani. Studi genetici moderni hanno tuttavia confermato la sua appartenenza alla famiglia dei vitigni italiani centro-settentrionali, rivelando un legame di parentela diretta con il Sangiovese (il Ciliegiolo ne sarebbe uno dei genitori).
La sua diffusione fu ampia fino alla metà del Novecento, poi in parte ridimensionata a causa della preferenza per varietà più produttive. Negli ultimi decenni, tuttavia, il Ciliegiolo è stato oggetto di una riscoperta significativa, grazie alla sua capacità di dare vini freschi, eleganti e tipicamente mediterranei, che ben esprimono i caratteri territoriali della Maremma e delle colline interne dell’Italia centrale.Dal punto di vista storico e culturale, il Ciliegiolo rappresenta una parte essenziale della tradizione vinicola toscana e umbra. Spesso utilizzato in uvaggio con il Sangiovese per addolcirne la struttura e conferirgli rotondità e profumo, ha saputo conquistare negli ultimi anni un ruolo da protagonista anche nelle vinificazioni in purezza, dove rivela un’identità varietale piena e affascinante.
Zone di coltivazione
Il Ciliegiolo è coltivato soprattutto in Toscana — nelle province di Grosseto, Pisa, Livorno e Siena — dove è impiegato sia in purezza sia come componente di taglio per i vini della DOC Maremma Toscana, del Chianti e di numerose IGT regionali. È diffuso anche in Umbria (Todi, Narni, Orvieto) e in alcune zone della Liguria (Colli di Luni, Riviera Ligure di Ponente) e del Lazio meridionale.
In misura più limitata è presente in Marche e Abruzzo, dove viene talvolta confuso con varietà affini. Al di fuori dell’Italia è raro, ma piccoli appezzamenti si trovano in Svizzera (Ticino) e in California, introdotti da immigrati italiani.
Predilige climi caldi e ventilati, con suoli sciolti, sabbiosi o calcareo-argillosi, e altitudini comprese tra i 100 e i 400 metri. Nelle zone costiere esprime vini morbidi e solari, mentre nelle aree collinari mostra maggiore finezza aromatica e vivacità acida.
Caratteristiche ampelografiche
La pianta di Ciliegiolo è di vigoria medio-elevata, con portamento semieretto e tralci sottili. Le foglie sono di dimensioni medie, pentagonali, trilobate o pentalobate, con margine dentato e lembo liscio. Il grappolo è medio o medio-grande, conico o piramidale, piuttosto compatto. Gli acini sono medio-grandi, sferici, con buccia sottile e pruinosa di colore blu-violaceo intenso. La polpa è succosa e dolce, di sapore neutro ma piacevole.
Germoglia in epoca media e matura relativamente presto, tra la seconda metà di settembre e l’inizio di ottobre. La produzione è buona e costante, ma tende a ridursi con climi eccessivamente caldi o secchi. Mostra una discreta resistenza alla peronospora e all’oidio, ma può essere sensibile alla botrite in annate piovose, a causa della compattezza del grappolo.
Caratteristiche colturali e agronomiche
Il Ciliegiolo si adatta bene ai terreni calcareo-argillosi e ai climi mediterranei caldi e ventilati. È una varietà rustica e vigorosa, che richiede una gestione equilibrata della chioma per evitare eccessi vegetativi e garantire una buona esposizione dei grappoli. Le forme di allevamento più diffuse sono il guyot e il cordone speronato, con potature medio-corte.
La resa ottimale per ottenere vini di qualità si colloca intorno ai 70–80 quintali per ettaro. La varietà beneficia di condizioni di maturazione lenta e di buone escursioni termiche, che ne esaltano il profilo aromatico e la freschezza acida. È una varietà versatile, adatta sia a vini giovani e immediati sia a interpretazioni più complesse con affinamento in legno.
Caratteristiche enologiche del vitigno
Le uve di Ciliegiolo danno mosti intensamente colorati, ricchi di antociani ma con acidità moderata e tannini morbidi. La vinificazione in acciaio inox consente di esaltare la componente fruttata e floreale, mentre l’affinamento in legno piccolo o grande può conferire maggiore complessità e struttura.
Il profilo aromatico è dominato da note di ciliegia matura, fragola e lampone, accompagnate da sfumature floreali di violetta e rosa, con accenti speziati di pepe bianco e cannella nelle versioni più evolute. I vini risultano morbidi, equilibrati e di grande piacevolezza gustativa. Nelle vinificazioni più moderne si tende a valorizzare la freschezza e la purezza del frutto, evitando eccessi estrattivi e di legno.
Caratteristiche organolettiche dei vini
I vini da Ciliegiolo si presentano di colore rosso rubino vivace con riflessi violacei. Al naso offrono profumi intensi e immediati di ciliegia, amarena, piccoli frutti rossi e fiori freschi, con lievi note di erbe aromatiche e spezie dolci. Al palato sono morbidi, succosi e armoniosi, con tannini fini e ben integrati e una acidità piacevole che conferisce equilibrio e scorrevolezza. Le versioni più giovani privilegiano la fragranza e la bevibilità, mentre quelle affinate in legno rivelano maggiore profondità e complessità.
