Caratteristiche dei vini frizzanti
I vini frizzanti all’apertura della bottiglia presentano una sovrappressione superiore ad 1 bar, ma inferiore ai 2,5 bar. A seconda del livello di anidride carbonica, il vino frizzante può presentarsi come appena mosso, circa 1,3 bar, a “quasi spumante”, ossia vicino al livello massimo ammesso ovvero 2,5 bar. Il livello minimo per lo spumante è invece 3,0 bar.
Un vino frizzante si colloca quindi, per quanto riguarda la sovrappressione dovuta all’anidride carbonica, a metà strada tra un vino tranquillo (vino fermo) e un vino spumante. Il vino frizzante è però diverso dallo spumante, sia per le modalità produttive che, ovviamente, per le sue caratteristiche organolettiche.
La produzione dei vini frizzanti
Nella maggioranza dei casi, essi oggi vengono prodotti con la rifermentazione in autoclave (Charmat), ma ultimamente in molte zone si nota un ritorno della rifermentazione in bottiglia, utilizzando anche il Metodo ancestrale. Come per gli spumanti, esistono anche i vini frizzanti non naturali ovvero quelli gassificati, ottenuti addizionando di CO2 il vino fermo. La loro qualità è mediocre, ma il loro costo molto basso.
I più famosi vini frizzanti italiani
La tipologia frizzante, a volte indicata anche come “vivace“, è presente in moltissime denominazioni DOP e IGP italiane, in alcuni casi a fianco della tipologia spumante. I vitigni aromatici e semiaromatici si prestano bene anche alla produzione di vini frizzanti. Un esempio è il Prosecco, che nelle sue declinazioni, sia DOCG che DOC, prevede le versioni “tranquillo”,”frizzante”, e “spumante”. Le Malvasie e i Moscati sono altri esempi. La Barbera è un vitigno non aromatico che si presta bene per produrre vino frizzante. Tra le tipologie frizzante più famose non si possono dimenticare i Lambruschi, la Bonarda dell’Oltrepò Pavese e il Gutturnio.