Origini storiche del Barolo Chinato
Il Barolo Chinato nasce nel tardo Ottocento, quando la moda dei vini aromatizzati e medicinali si intrecciava con le conoscenze galeniche e con l’abilità dei farmacisti piemontesi. A creare la prima versione codificata fu, secondo la maggior parte delle fonti, Giuseppe Cappellano, farmacista di Serralunga d’Alba, che verso il 1891 iniziò a produrre un vino aromatizzato a base Barolo, chinato con Cinchona calisaya – la corteccia da cui si estrae la china, nota per le sue proprietà febbrifughe e digestive.
L’idea era quella di rendere più piacevole l’assunzione della china, all’epoca molto usata nella farmacopea, combinandola con un vino strutturato e prestigioso. Il risultato piacque subito, non solo per gli effetti curativi, ma anche per il profilo aromatico ricco e persistente. La nobiltà sabauda e la borghesia torinese adottarono presto il Barolo Chinato come digestivo di fine pasto o vino da meditazione, mentre le erboristerie lo proponevano come tonico e rimedio naturale.
La produzione del Barolo Chinato
Il Barolo Chinato è un vino aromatizzato, e come tale rientra nella categoria dei “vini aromatizzati a base di vino”, disciplinata a livello europeo. La base obbligatoria è il Barolo DOCG, vino ottenuto da uve Nebbiolo in purezza, affinato per almeno 38 mesi (di cui 18 in legno). Su questa base si effettua una macerazione a freddo o un’infusione idroalcolica di erbe e spezie, tra cui è sempre presente la china (Cinchona officinalis o calisaya), da cui il nome “chinato”.
La ricetta è variabile e segreta per ciascun produttore, ma include spesso:
- china (per la nota amaricante e tonica)
- rabarbaro
- ginepro
- coriandolo
- cardamomo
- cannella
- chiodi di garofano
- vaniglia
Il vino aromatizzato viene poi dolcificato (di solito con zucchero o sciroppo di vino) e fortificato con alcol etilico neutro fino a raggiungere un grado alcolico tra 16 e 17% vol. Segue un periodo di affinamento in bottiglia, che può variare da pochi mesi ad alcuni anni, a seconda dello stile del produttore.
La degustazione del Barolo Chinato
Il Barolo Chinato si presenta con un colore rosso granato intenso, talvolta con riflessi aranciati o ambrati nelle versioni più evolute. La consistenza è importante, con archetti fitti e lenti.
All’olfatto, si apre su note balsamiche, speziate e resinose, con la china in primo piano, seguita da sentori di rabarbaro, incenso, cioccolato fondente, erbe officinali e radici amare. In alcuni casi emergono anche accenni floreali (rosa essiccata), scorza d’agrumi e legni orientali.
In bocca, il Barolo Chinato è vellutato, avvolgente, caldo e di grande persistenza. La dolcezza è equilibrata da una spiccata nota amaricante e da una tensione tannica residua del Barolo di partenza. La chiusura è lunga, armoniosa, con un retrogusto amaro-dolce di erbe e spezie.
È un vino dalla trama gustativa complessa, capace di appagare anche nella micro-degustazione e adatto a un consumo lento e consapevole.
Gli abbinamenti e il consumo del Barolo Chinato
Il Barolo Chinato trova il suo posto ideale:
- come digestivo da fine pasto, servito a 16–18°C in calice ampio da meditazione;
- in accompagnamento a cioccolato fondente (75–85%), tartufi di cacao, mousse al cioccolato;
- con dolci speziati o secchi, come cantucci alle mandorle, panpepato, pain d’épices, torroni artigianali;
- in abbinamento sorprendente con formaggi erborinati come il Gorgonzola dolce o il Blu di capra;
- in mixology, in piccole dosi, come componente aromatica per twist su Negroni o Manhattan.
Per la sua intensità, il Barolo Chinato si presta anche alla meditazione solitaria: un bicchiere in accompagnamento a letture serali, musica o cioccolato di qualità. È un vino da ritmo lento, che non chiede fretta né quantità, ma attenzione e memoria.