L’Uva di Troia, conosciuta anche con uno dei suoi sinonimi, Nero di Troia, è il terzo grande vitigno autoctono e storico della Regione Puglia. Il vitigno Uva di Troia lascia ipotizzare la sua origine nell’Asia minore, dove appunto sorgeva la città di Troia. Troia in Italia è invece un piccolo paese in provincia di Foggia, molto probabilmente fondata da coloni greci provenienti dall’Asia minore. Altre ipotesi richiamano una provenienza albanese del vitigno, dalla città di Cruja. L’Uva di Troia è un vitigno abbondantemente coltivato lungo la zona litoranea pugliese, nella zona di Barletta e nella provincia di Bari. Ne esistono almeno due differenti biotipi: uno con grappolo ed acini più grandi, l’altro più piccoli. Quest’ultimo è noto in zona come “Carmosina” ed è quello che ha le caratteristiche enologiche più promettenti.
Le superfici vitate a Uva di Troia in Puglia si sono drasticamente ridotte nell’ultimo trentennio passando dai quasi 5.000 ha del 1982 fino a soli 1.700 ha del 2000, ma più di recente il vitigno ha conosciuto un ritrovato interesse, cosa che ha portato a nuovi investimenti nella sua coltivazione. Infatti, dopo essere stata ampiamente utilizzata nei tagli proprio per il suo colore, l’alcolicità e il corpo che riesce ad apportare, grazie agli sforzi dei viticoltori e dei produttori, negli ultimi decenni si tende sempre più a vinificare l’Uva di Troia in purezza con ottimi risultati. L’Uva di Troia matura ai primi di ottobre e presenta grappoli piramidali semplici o alati, di grandi dimensioni e media compattezza. Gli acini sono sferici e di medie dimensioni, con buccia molto pruinosa e spessa, di colore nero-violetto. Il vitigno Uva di Troia ha rese medio-basse, caratteristica che ne limita la coltivazione, ma presenta un’ottima adattabilità a tutti i terreni e forme di allevamento. Sopporta bene l’oidio ma ha problemi con la peronospora. Viene coltivata soprattutto nei comuni di Corato, Barletta, Andria, Cerignola, Canosa, San Ferdinando di Puglia e Trani. L’Uva di Troia è una varietà molto apprezzata dagli amanti dei vini corposi, grazie alla sua profonda densità di colore e alla grande personalità. La bassa produttività generale e l’impegno dei produttori ne ha notevolmente migliorato la qualità negli ultimi decenni tanto che nel 2011 le è stata dedicata una DOCG a sè stante, la Castel del Monte Nero di Troia riserva DOCG. In questi vini i tannini vengono smussati dall’affinamento in barrique, risultando molto armonici, anche se al palato mantengono una struttura importante. Al naso hanno profumi di more e liquirizia, con note balsamiche e a volte erbacee. Il loro sapore è speziato, con sentori di legno. Oltre alla già menzionata DOCG, l’Uva di Troia è protagonista nel Cacc’e Mmitte di Lucera DOC, nel Canosa Rosso DOC, nel Cerignola DOC e la ritroviamo nelle IGT Puglia e Daunia.