Il vitigno Pepella è coltivato solo sulla Costiera Amalfitana, principalmente nei comuni di Tramonti, Ravello e Scala. La prima citazione risale al 1877, da parte del Di Rovasenda nel suo “Saggio di ampelografia universale“, dove fa riferimento a un’uva da tavola della provincia di Napoli denominata Pepe. È presumibile che l’introduzione della Pepella nella Costiera Amalfitana sia piuttosto recente, e comunque non antecedente alla fine dell’ottocento. Il nome Pepella è dovuto al fenomeno dell’acinellatura che porta ad una difformità di dimensione degli acini, per cui il grappolo ne presenta in genere alcuni normali e altri della grandezza di un granello di pepe. Il grappolo spargolo e lo spessore delle bucce difendono la Pepella dalla Botrytis, ma è piuttosto sensibile alle altre malattie, oltre a offrire basse rese, motivi che hanno indotto negli anni molti produttori ad abbandonarla.
Il vitigno Pepella è dunque ormai praticamente scomparso e i pochi ceppi rimasti sono molto vecchi e si possono trovare solo in vigneti di antica coltivazione, solitamente piantati con altre varietà della costiera amalfitana, come la Biancatenera, la Biancazita e il Ripolo, con i quali compone l’assemblaggio del Costa d’Amalfi Bianco DOC, nelle sottozone Tramonti e Ravello, in provincia di Salerno. Dal punto di vista ampelografico, la Pepella ha foglia di dimensioni medie, pentagonale, pentalobata. Il suo grappolo è mediamente lungo, conico piramidale, alato, spargolo. L’acino piccolo o molto piccolo, di dimensioni non uniformi, di forma ellittica. con buccia di colore verde giallo, poco pruinosa e con ombelico apparente.