Il vitigno Bianchetta Trevigiana, come dal nome, è diffuso nella provincia di Treviso, ma è di origine incerta. Infatti, come per molti vitigni con nomi analoghi, il nome veniva usato per indicare il colore delle bacche e spesso indicava un gruppo di uve anche diverse tra loro. Nei Colli Trevigiani, fin dal ‘700 si ha notizia di un’uva chiamata “Bianchetta“. La storia di questo vitigno inizia sicuramente prima di allora, ma è a quel periodo risalgono le prime testimonianze scritte. I documenti dell’epoca riportano le caratteristiche enologiche della Bianchetta Trevigiana, affermando che il suo miglior utilizzo è per produrre un vino dolce, lasciando appassire l’uva per 4 o 6 giorni al sole. Questo vitigno viene oggi usato spesso in abbinamento ad altri vitigni, quali il Verdiso, per accompagnare la Glera nell’uvaggio del Prosecco.
La Bianchetta Trevigiana è conosciuta anche in altre zone, in cui assume diversi sinonimi, quali Vernanzina nei Colli Berici e Vernassina nei Colli Euganei. Oltre alla zona del Montello e dei Colli Asolani e del Conegliano-Valdobbiadene DOCG, vigneti di Bianchetta si trovano anche nel Bellunese (comuni di Arsiè e Fonzaso) e risulta coltivata in quantità sporadica anche in Trentino Alto-Adige. Anni or sono, la Bianchetta risultava il vitigno più diffuso in 39 comuni della provincia di Treviso con una produzione di 14466 ettolitri di vino. La Bianchetta trevigiana si presta benissimo alla rifermentazione sia in autoclave che in bottiglia, in versione frizzante e anche spumante. Nella versione spumante presenta un perlage molto persistente, grazie al contenuto discreto in glicosaccaridi e proteine. Dal punti di vista olfattivoil vino presenta note di mela matura, pesca, timo, origano e fieno. In bocca è molto complesso, morbido e persistente.