Il nome “Asprinio” deriva chiaramente dal termine “aspro”, in riferimento all’acidità spiccata dei suoi vini, che da sempre ne definisce la personalità. Le prime attestazioni scritte risalgono al XV secolo, ma la tradizione orale e i ritrovamenti archeologici indicano una diffusione molto più remota, forse legata ai Greci e agli Etruschi che colonizzarono l’area flegrea. L’Asprinio fu per secoli il vino bianco quotidiano dell’area napoletana, apprezzato per la sua freschezza e la sua capacità dissetante, e servito nelle antiche “grotte” scavate nel tufo, dove veniva conservato naturalmente al fresco. Nel Novecento ha conosciuto un periodo di declino, ma negli ultimi decenni ha vissuto una rinascita grazie al recupero del suo valore identitario e alla riscoperta della sua vocazione per la spumantizzazione.
Dal punto di vista culturale, l’Asprinio rappresenta un simbolo di continuità tra passato e presente nella viticoltura campana. È un vitigno che unisce rusticità e raffinatezza, tradizione contadina e potenziale enologico moderno. Il suo profilo agronomico e gustativo, caratterizzato da acidità elevata, basso tenore zuccherino e fine aromaticità, ne fa una delle varietà bianche più autentiche del Sud Italia, perfetta espressione del clima e dei suoli vulcanici e sabbiosi dell’Agro Aversano. Oggi l’Asprinio di Aversa DOC tutela e valorizza questo vitigno storico, riconosciuto come un unicum sia per il suo valore culturale che per le sue qualità enologiche, e ne garantisce la sopravvivenza come testimonianza vivente della viticoltura arborea mediterranea.
Zone di coltivazione
Il cuore della coltivazione dell’Asprinio si trova nell’area di Aversa e dei comuni limitrofi, tra le province di Caserta e Napoli, dove si estende la denominazione Asprinio di Aversa DOC. Il vitigno è coltivato sia con l’antico sistema ad alberata aversana — oggi raro e mantenuto per lo più a fini storici e paesaggistici — sia con forme moderne di allevamento a spalliera. È presente in misura minore anche nella zona di Capua, nel napoletano costiero e in parte del casertano interno. Al di fuori della Campania, l’Asprinio è praticamente assente, anche se piccoli impianti sperimentali sono stati introdotti in Lazio e Puglia. Il vitigno predilige suoli sabbiosi e vulcanici, ricchi di microelementi e ben drenanti, tipici dei territori di origine tufacea e delle pianure flegree. Il clima caldo, mitigato dalle brezze marine, consente una maturazione lenta e completa, preservando l’acidità naturale che costituisce la cifra stilistica del vitigno.
Caratteristiche ampelografiche
La pianta di Asprinio è di vigoria molto elevata, con tralci lunghi, flessibili e portamento rampicante, adattati perfettamente all’allevamento arboreo. Le foglie sono grandi, orbicolari o pentagonali, pentalobate, con margine seghettato e pagina superiore verde chiaro. Il grappolo è medio, conico o cilindrico, piuttosto compatto e spesso alato. Gli acini sono medio-piccoli, sferici, con buccia spessa e consistente, di colore giallo-verde tendente al dorato; la polpa è succosa, di sapore neutro ma acidulo. Il vitigno germoglia presto e matura tardi, tra fine settembre e inizio ottobre, con buona resistenza ai venti e ai caldi estivi. È caratterizzato da un’elevata fertilità delle gemme e da produttività regolare. L’Asprinio si distingue soprattutto per il suo contenuto acidico estremamente alto e per il basso grado zuccherino, elementi che conferiscono ai vini freschezza e verticalità uniche nel panorama dei bianchi campani.
Caratteristiche colturali e agronomiche
L’Asprinio si adatta bene ai suoli sabbiosi, tufacei e vulcanici dell’area flegrea e dell’Agro Aversano, dove le condizioni climatiche calde e ventilate favoriscono un equilibrio ideale tra maturazione e conservazione dell’acidità. L’alberata aversana, la sua forma di allevamento più tradizionale, consente alla pianta di svilupparsi in altezza su tutori vivi (pioppi), con rese elevate ma maturazione regolare grazie all’esposizione uniforme alla luce. Oggi sono diffuse anche forme moderne come il guyot e il cordone speronato, più gestibili e adatte alla meccanizzazione. Il vitigno è rustico e resistente alla siccità, ma può risultare sensibile all’oidio e alla botrite nelle annate piovose. Le rese ideali per la qualità si aggirano intorno ai 90–100 quintali per ettaro. L’Asprinio è apprezzato anche per la sua versatilità colturale: può essere utilizzato per vini fermi, frizzanti o spumanti, mantenendo sempre una marcata impronta di freschezza e sapidità.
Caratteristiche enologiche del vitigno
Le uve di Asprinio sono molto ricche di acidi tartarico e malico e presentano un contenuto zuccherino medio-basso. Questa combinazione lo rende ideale per la produzione di vini secchi, vivaci e di grande freschezza, ma anche per la spumantizzazione, campo in cui il vitigno eccelle. La vinificazione avviene solitamente in acciaio inox a basse temperature, per preservare il profilo aromatico delicato e la brillantezza acida. Nella versione spumante, l’Asprinio viene lavorato sia con il metodo Charmat, per ottenere bollicine fragranti e immediate, sia con il metodo classico, che valorizza la complessità minerale e la longevità. Il profilo aromatico è fine e sottile, dominato da note di limone, mela verde, erba fresca e fiori bianchi, con un tratto minerale distintivo dovuto ai suoli vulcanici. I vini mantengono nel tempo un’acidità sostenuta e una struttura agile, caratteristiche che ne fanno una delle basi spumante più naturali e territoriali del Mezzogiorno.
Caratteristiche organolettiche dei vini
I vini da Asprinio si presentano di colore giallo paglierino chiaro con riflessi verdognoli. Al naso si distinguono per profumi freschi e sottili di agrumi, mela verde, pera, fiori di campo e lievi sentori erbacei. Al palato sono secchi, taglienti, di grande tensione gustativa, con acidità viva e finale sapido e citrino. Le versioni spumantizzate esprimono schiuma fine e persistente, con gusto netto e asciutto, perfettamente bilanciato da una vena minerale che ricorda il tufo e il mare. Le versioni fermi mostrano invece maggiore morbidezza e rotondità, pur mantenendo la tipica freschezza. L’Asprinio dà vini di pronta beva ma anche capaci di evolvere con eleganza, sviluppando con il tempo note di mandorla, miele e pietra focaia. È un bianco di straordinaria vocazione gastronomica, perfetto con crudi di mare, fritture di pesce, mozzarella di bufala e piatti della tradizione campana. Nella sua autenticità essenziale, l’Asprinio rappresenta una delle più pure espressioni della viticoltura vulcanica del Sud Italia.
