Dal XVIII secolo in poi, il Dolcetto si impose come uno dei vitigni quotidiani delle Langhe: un’uva precoce, affidabile, capace di dare vini asciutti, fragranti e immediati, ideali per il consumo locale. Nelle vallate cuneesi e alessandrine il vitigno ha accompagnato per secoli la vita rurale, divenendo un vino “di casa” per eccellenza.
Culturalmente, il Dolcetto è forse il vitigno più intimo e domestico del Piemonte: espressione di una tradizione contadina sobria e schietta, distinta dai grandi vini nobili della regione ma altrettanto radicata nel paesaggio e nella memoria agricola delle Langhe.
Zone di coltivazione
Il Dolcetto è coltivato quasi esclusivamente in Piemonte, con tre aree principali di riferimento:
– le Langhe, in particolare i comuni di Dogliani, Monforte, Diano d’Alba e Rodello;
– l’area di Alba, dove entra nelle DOC Dolcetto d’Alba e Dolcetto delle Langhe Monregalesi;
– il tortonese e l’Ovadese, dove è alla base dell’importante Dolcetto di Ovada Superiore DOCG.
Esiste anche una presenza storica nel Monferrato e in alcune valle cuneesi, mentre fuori dal Piemonte il vitigno è poco diffuso.
I suoli più adatti sono quelli marnosi e calcarei, spesso poveri e asciutti, tipici dei versanti collinari esposti a sud o sud-ovest. Il vitigno predilige ambienti temperati freschi e beneficia delle escursioni termiche delle colline piemontesi, che favoriscono la maturazione aromatica mantenendo una buona acidità.
Caratteristiche ampelografiche
La pianta di Dolcetto presenta vigoria medio-elevata e portamento espanso. Le foglie sono medio-grandi, trilobate o pentalobate, con lembo spesso e verde scuro.
Il grappolo è medio-piccolo, compatto, conico o cilindrico-conico. Gli acini sono medio-piccoli, sferici, con buccia spessa e pruinosissima di colore blu-nero, ricca di antociani. La polpa è succosa e incolore, di sapore tendenzialmente neutro.
La varietà germoglia in epoca media, ma matura precocemente: spesso a fine agosto o inizio settembre. Questa precocità lo ha reso storicamente prezioso nelle zone fredde, dove altri vitigni rischiavano di non raggiungere la maturazione completa.
Caratteristiche colturali e agronomiche
Il Dolcetto è un vitigno relativamente esigente dal punto di vista pedoclimatico: soffre i terreni troppo fertili o umidi e richiede suoli ben drenati. È moderatamente sensibile alla peronospora e all’oidio, ma risente soprattutto dell’asfissia radicale, che può compromettere qualità e produttività.
Le rese devono essere contenute (tipicamente 60–80 q/ha) per garantire vinosità, colore e integrità aromatica. La varietà si adatta bene agli allevamenti a guyot e cordone speronato, con potature medio-corte.
Fra le sue qualità agronomiche spiccano la regolarità produttiva, la maturazione precoce e la capacità di mantenere freschezza anche nelle annate calde, mentre tra le criticità vi è la tendenza a sviluppare tannini marcati se la maturazione non è pienamente equilibrata.
Caratteristiche enologiche del vitigno
Le uve di Dolcetto danno mosti molto ricchi di antociani, con acidità relativamente bassa e tannini spesso abbondanti. La vinificazione è condotta quasi sempre in acciaio, con macerazioni brevi o medie per evitare estrazioni eccessivamente dure.
Il profilo aromatico è dominato da frutti rossi e neri (ciliegia, mora, prugna), mandorla amara, fiori rossi e leggere note speziate. Rispetto alla Barbera, il Dolcetto offre meno acidità ma più morbidezza fruttata; rispetto al Nebbiolo, tannini più immediati ma minore complessità.
Il vitigno si presta a vinificazioni secche e giovani, raramente a lunghi affinamenti, anche se alcune selezioni di Ovada e Dogliani mostrano sorprendente longevità e capacità evolutiva.
Caratteristiche organolettiche dei vini
I vini da Dolcetto si presentano di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Al naso rivelano profumi netti e franchi di ciliegia, mora, piccoli frutti rossi, fiori di campo e mandorla amara. Al palato sono asciutti, di buon corpo, caratterizzati da tannini evidenti ma solitamente morbidi, e da una acidità moderata che dona equilibrio senza eccessiva vivacità. Il finale riporta spesso la classica nota amarognola, tratto distintivo del vitigno. Nelle versioni più strutturate (Dogliani e Ovada), il Dolcetto esprime profondità, note balsamiche ed erbe aromatiche, con una tessitura più fitta e un potenziale evolutivo superiore alla media della tipologia. Nei vini giovani della zona di Alba, invece, prevalgono immediatezza, frutto e bevibilità.
