Il Girò è un vitigno a bacca nera largamente diffuso nella Sardegna meridionale. Le sue origini risalgono probabilmente alla dominazione spagnola, si ritiene infatti che sia stato introdotto durante l’occupazione spagnola dell’isola, intorno al 1500. Ai nostri giorni è diffuso solo in Sardegna, di cui viene considerato autoctono. Il periodo di maggiore diffusione del Girò è la prima metà del Settecento, sotto il dominio Savoiardo, come riportato dalle leggi emanate all’epoca per la regolamentazione nelle coltivazioni vinicole. Il Girò rischiò di scomparire a causa della fillossera, nella seconda metà dell’800, dal momento che la molti viticoltori preferirono impiantare varietà più produttive e meno problematiche. Il Girò rimase così presente in maniera significativa nella sola provincia di Cagliari. Con il riconoscimento della DOC Girò di Cagliari, nel 1979, il vitigno ha suscitato nuovo interesse, soprattutto per la capacità di dare importanti vini liquorosi.
Il Girò ha grappoli medio-grandi, di forma cilindrica o piramidale, alati e semi-spargoli. Le bacche sono di medie dimensioni, sferiche, con buccia spessa e nero-violacea. Viene coltivato quasi esclusivamente nel Campidano, dove i terreni hanno ricche concentrazioni di calcare e argilla e sono ben lavorati in profondità. Grazie all’argilla i terreni sono freschi ma al contempo l’ottimo drenaggio non ne trattiene l’umidità. Il Girò predilige forme di allevamento poco espanse. Le sue rese sono ottime ma non regolari e pur avendo una buona resistenza alle variazioni climatiche, mal sopporta le malattie crittogamiche. Il Girò può essere vinificato in purezza come Girò di Cagliari DOC in diverse tipologie, ma viene anche usato in assemblaggio con le altre uve autoctone sarde. In purezza viene prodotto in tipologie sia secche che dolci e come vino liquoroso o dolce naturale, in cui spiccano delicati sentori di mosto o uve fresche e a seconda della vinificazione, anche di nespole e piccoli frutti rossi. Il vino prodotto con il vitigno Girò al palato risulta generalmente morbido, a volte vellutato, spesso asciutto, con un grado alcolico medio e una bella struttura sorretta da tannini accennati. Nella versione dolce e liquorosa è un ottimo compagno per i dolci a pasta non lievitata, specialmente quella sarda con le mandorle. Si abbina anche a pasticcini con crema o a crostate di frutta. E’ anche adatto all’abbinamento con i formaggi dell’isola, in particolare con quelli stagionati.