L’Aglianico del Vulture rappresenta una delle espressioni più alte e identitarie del vitigno Aglianico, e al tempo stesso uno dei grandi rossi italiani di territorio. La sua culla è la Basilicata settentrionale, sul versante occidentale del Monte Vulture, un antico vulcano ormai spento che domina il paesaggio tra Melfi, Rionero in Vulture, Barile, Venosa e Rapolla. In quest’area, la combinazione di altitudine, esposizione e suoli vulcanici ha creato un ambiente unico nel panorama viticolo mediterraneo. Il vino che vi nasce è da secoli sinonimo di potenza e longevità, tanto da essere considerato il più nobile figlio del Sud insieme al Taurasi campano. L’origine del vitigno rimanda anch’essa alla colonizzazione greca, ma è nel contesto lucano che l’Aglianico del Vulture ha trovato la sua più compiuta definizione culturale e sensoriale, diventando il simbolo stesso della rinascita enologica della Basilicata.
Le prime testimonianze scritte che citano il vino del Vulture risalgono al periodo borbonico, ma la coltivazione dell’Aglianico in quest’area è certamente molto più antica. L’area era già nota ai Romani per la fertilità dei terreni e la qualità dei suoi vini, che venivano esportati verso la Campania e Roma. Nel corso dei secoli, il vitigno si è adattato perfettamente al microclima montano del Vulture, caratterizzato da forti escursioni termiche e ventilazione costante, condizioni che favoriscono una maturazione lenta e completa delle uve. La cultura del vino in Basilicata, un tempo di sussistenza, si è progressivamente trasformata in una viticoltura di qualità a partire dal Novecento, fino al riconoscimento ufficiale della DOC Aglianico del Vulture nel 1971 e della DOCG Aglianico del Vulture Superiore nel 2010, che ne hanno consacrato l’importanza a livello nazionale e internazionale.
Zone di coltivazione
La zona di produzione dell’Aglianico del Vulture si estende sul versante settentrionale della Basilicata, nella provincia di Potenza, e comprende diciassette comuni, tra cui Melfi, Barile, Rapolla, Venosa, Rionero in Vulture e Maschito. I vigneti si trovano tra i 200 e i 700 metri di altitudine, in un contesto pedoclimatico dominato da suoli di origine vulcanica composti da tufi, pomici e ceneri basaltiche. Questa componente minerale conferisce al vino la tipica nota ferrosa e una straordinaria profondità gustativa. Il clima è continentale, con estati calde ma ventilate e inverni freddi, e un’escursione termica giornaliera che può superare i 15 °C durante la fase di maturazione delle uve. Le precipitazioni concentrate in primavera e autunno favoriscono l’accumulo idrico nei terreni profondi, garantendo alla vite una riserva d’acqua anche nei mesi più asciutti. Al di fuori della Basilicata, piccole coltivazioni di Aglianico del Vulture sono presenti in aree confinanti della Campania e della Puglia settentrionale, ma l’espressione autentica e riconosciuta del vino rimane esclusivamente quella lucana.
Caratteristiche ampelografiche
L’Aglianico del Vulture è una biotipologia del vitigno Aglianico caratterizzata da tralci vigorosi, foglie di medie dimensioni, trilobate o pentalobate, e grappoli medi, compatti, a forma conica o piramidale, spesso alati. Gli acini sono piccoli, con buccia spessa e pruinosa, di colore blu-nero intenso, ricchissima di antociani e tannini condensati. Il ciclo vegetativo è lungo: la vendemmia avviene generalmente tra fine ottobre e inizio novembre, quando la maturazione fenolica è completa. Questa lenta evoluzione fisiologica consente alle uve di accumulare zuccheri e sostanze aromatiche mantenendo un eccellente livello di acidità. L’elevato contenuto polifenolico e la buccia coriacea conferiscono ai vini struttura, colore e longevità straordinari, mentre la componente aromatica, già nelle uve, rivela accenni di prugna, amarena e cenni speziati.
Caratteristiche colturali e agronomiche
Dal punto di vista agronomico, l’Aglianico del Vulture predilige terreni di medio impasto, tendenzialmente sciolti e ben drenati, con forte presenza di materiale vulcanico e abbondante scheletro. Si adatta bene a impianti collinari, dove l’esposizione sud e sud-ovest garantisce una perfetta insolazione e una lenta maturazione delle uve. È un vitigno di buona vigoria, che richiede potature corte per limitare la produzione e favorire la concentrazione fenolica. Il sistema di allevamento tradizionale è il cordone speronato o il guyot basso, con densità di impianto tra 4.000 e 5.000 ceppi per ettaro. L’Aglianico del Vulture è resistente alla siccità grazie all’approfondimento radicale, ma teme eccessi di umidità prolungata che possono favorire botrite o marciumi. L’altitudine e la ventilazione costante riducono la pressione crittogamica e consentono pratiche di viticoltura sostenibile. Le rese sono mediamente contenute, oscillando tra i 50 e i 60 quintali per ettaro, condizione che favorisce una concentrazione ottimale di sostanze aromatiche e fenoliche.
Caratteristiche enologiche del vitigno
Le uve di Aglianico del Vulture possiedono un profilo enologico di rara completezza: elevata concentrazione zuccherina, acidità naturale marcata e grande ricchezza in polifenoli. Questo equilibrio permette vinificazioni lunghe e complesse, con macerazioni prolungate di 15–25 giorni e affinamenti di almeno 12 mesi, spesso in legni di grande capacità per esaltare l’espressione territoriale. I vini risultano potenti e austeri nei primi anni, ma sviluppano con il tempo eleganza e profondità. L’uso del legno nuovo è moderato, preferendo botti grandi o tonneaux, che rispettano il carattere minerale e speziato del vitigno. Alcune aziende adottano oggi vinificazioni in acciaio e cemento per ottenere versioni più fruttate e pronte, senza rinunciare alla complessità intrinseca. Il potenziale d’invecchiamento dei vini è straordinario: i migliori Aglianico del Vulture Superiore possono evolvere per oltre vent’anni, affinando aromi terziari di cuoio, tabacco e liquirizia.
Caratteristiche organolettiche dei vini
I vini da Aglianico del Vulture presentano un colore rosso rubino profondo, talvolta impenetrabile, con riflessi granato dopo alcuni anni di bottiglia. Al naso esprimono complessità e profondità: frutti neri maturi, amarena, prugna e mora si intrecciano a note di spezie, tabacco, cacao e grafite, con un timbro minerale inconfondibile che richiama i suoli vulcanici. In bocca si distinguono per struttura solida, tannini fitti e austeri, acidità sostenuta e lunga persistenza. Con l’invecchiamento la trama si distende, rivelando eleganza, armonia e un’evoluzione aromatica che può ricordare cuoio, cenere, china e balsami. L’Aglianico del Vulture è un vino di meditazione, ma anche straordinariamente gastronomico: accompagna piatti di carni rosse, selvaggina, formaggi stagionati e preparazioni speziate, incarnando in ogni sorso la forza e la nobiltà del suo territorio d’origine.
