La Barsaglina rappresenta una delle numerose varietà “minori” della Toscana, riscoperte nel corso del XX secolo grazie a programmi di recupero e catalogazione dei vitigni autoctoni. In passato veniva apprezzata per il colore intenso e la buona acidità, che la rendevano ideale come uva da taglio per rinforzare vini più leggeri; oggi, invece, è oggetto di un rinnovato interesse per la sua identità territoriale e per la capacità di dare vini di notevole eleganza e tipicità. In alcune zone è conosciuta anche come “Massaretta”, sinonimo registrato che ne testimonia la diffusione in piccoli appezzamenti collinari tra Lucca, Massa e La Spezia. Studi genetici recenti hanno rivelato una parentela con la Schiava Grossa (o Trollinger), suggerendo antichi scambi varietali lungo la costa tirrenica e le vie alpine.
Dal punto di vista culturale, la Barsaglina è un simbolo di resilienza viticola: una varietà che ha saputo sopravvivere nei margini della storia, conservata da pochi viticoltori custodi, oggi nuovamente valorizzata come espressione autentica del terroir apuano-ligure. Il suo recupero si inserisce nel più ampio movimento di riscoperta dei vitigni autoctoni italiani, volto a recuperare biodiversità e memoria enologica. I vini da Barsaglina si distinguono per il colore profondo, la freschezza vivace e la finezza aromatica, e offrono un’interessante alternativa ai rossi più noti della regione, dimostrando come anche le varietà storicamente “secondarie” possano generare vini di personalità e longevità sorprendenti.
Zone di coltivazione
L’areale tradizionale della Barsaglina si concentra nella provincia di Lucca, in particolare nella zona di Pietrasanta, Camaiore e Massarosa, e si estende parzialmente nella provincia di Massa-Carrara. È presente anche nel sud della Liguria, soprattutto nella zona di Luni, dove è autorizzata in alcune denominazioni come la Colli di Luni DOC. Nella Lucchesia rientra tra le varietà ammesse nei vini a denominazione Colline Lucchesi DOC e Costa Toscana IGT. La sua coltivazione resta comunque limitata, con pochi ettari iscritti al Registro nazionale, ma in costante crescita grazie al rinnovato interesse per i vitigni autoctoni. Al di fuori dell’Italia non è praticamente coltivata. La Barsaglina predilige i terreni argilloso-calcarei e ben drenati delle colline marittime, dove il clima mite e le brezze marine favoriscono una maturazione lenta e regolare, preservando freschezza e integrità aromatica.
Caratteristiche ampelografiche
La pianta di Barsaglina è di vigoria media, con portamento eretto e tralci di buona robustezza. Le foglie sono di medie dimensioni, orbicolari o trilobate, con margine regolare e pagina superiore verde scuro. Il grappolo è medio-piccolo, cilindrico o conico, compatto e spesso alato. Gli acini sono piccoli, sferici, con buccia spessa e consistente, di colore blu-nero intenso, ricca di antociani. La polpa è succosa, di sapore neutro e leggermente acidulo. La Barsaglina germoglia in epoca media e matura nella seconda metà di settembre. Si distingue per la buona regolarità di produzione e per l’eccellente sanità dei grappoli, grazie alla compattezza equilibrata e alla resistenza alla botrite. L’elevato contenuto in sostanze coloranti e la discreta dotazione tannica ne fanno un vitigno ideale sia per vinificazioni in purezza sia per tagli tradizionali.
Caratteristiche colturali e agronomiche
La Barsaglina si adatta bene ai terreni collinari calcarei e alle esposizioni soleggiate, ma non eccessivamente calde. Mostra una buona resistenza alla siccità e tollera discretamente i venti marini. È moderatamente sensibile all’oidio, ma generalmente poco attaccata da peronospora e muffe. Le rese sono medio-basse (60–80 q/ha), ma di elevata qualità, con uve ricche di colore e ben equilibrate tra zuccheri e acidi. Le forme di allevamento più diffuse sono il guyot e il cordone speronato, con potature corte per favorire la concentrazione. Il vitigno risponde molto bene alla gestione agronomica mirata, mostrando un ottimo equilibrio vegeto-produttivo anche in suoli poveri. In condizioni favorevoli, la Barsaglina offre vini di buona struttura e freschezza, con un profilo aromatico fine e riconoscibile.
Caratteristiche enologiche del vitigno
Le uve di Barsaglina sono particolarmente ricche di antociani e di composti fenolici equilibrati, il che permette di ottenere vini dal colore intenso e stabile, con tannini fini e ben maturi. La vinificazione tradizionale prevede fermentazioni in acciaio inox con macerazioni di media durata (8–10 giorni), in modo da preservare l’eleganza aromatica e la freschezza gustativa. Il vitigno si presta anche ad affinamenti in legno, dove sviluppa maggiore complessità e profondità, senza perdere la sua naturale finezza. L’aromaticità è dominata da note di ciliegia, frutti di bosco e viola, con accenni speziati e balsamici. L’equilibrio tra acidità e tannino è una delle sue caratteristiche distintive, rendendo la Barsaglina adatta sia a vini giovani, fragranti e immediati, sia a interpretazioni più strutturate e longeve.
Caratteristiche organolettiche dei vini
I vini da Barsaglina si presentano di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Al naso offrono profumi fini e complessi di frutti rossi maturi — ciliegia, mora, ribes — accompagnati da note floreali di viola e sfumature speziate di pepe nero e liquirizia. Al palato sono equilibrati, freschi e di medio corpo, con tannini vellutati e una acidità vivace che dona tensione e scorrevolezza. Le versioni affinate in legno presentano maggiore rotondità e profondità, con richiami a spezie dolci e note minerali. Il finale è lungo e pulito, con una piacevole persistenza fruttata. La Barsaglina dà vini di forte identità territoriale, capaci di esprimere con eleganza il carattere delle colline tirreniche toscane, e si rivela una varietà dall’equilibrio naturale tra rusticità e raffinatezza, perfettamente in linea con la nuova sensibilità enologica verso autenticità e territorio.
