La denominazione “Brunello” deriva dal termine locale con cui gli agricoltori identificavano le uve di colore scuro (“bruno”) che davano vini più intensi e longevi rispetto al Sangiovese comune. Nel corso dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento, il Brunello divenne sinonimo del vino di Montalcino, fino al riconoscimento ufficiale della DOC nel 1966 e della DOCG nel 1980. Oggi il vitigno rappresenta una delle più alte espressioni della viticoltura italiana, simbolo dell’eccellenza toscana e della capacità di un territorio di modellare un’identità viticola unica.
Dal punto di vista culturale e storico, il Brunello incarna la fusione tra la tradizione agraria del Sud della Toscana e l’evoluzione tecnica dell’enologia moderna. È il risultato di una selezione empirica ma rigorosa, condotta nel corso di generazioni, che ha dato origine a un biotipo capace di produrre vini di straordinaria longevità. La sua storia è indissolubilmente legata a quella di Montalcino, borgo che, grazie alla combinazione di clima, suolo e altitudine, ha saputo trasformare un clone di Sangiovese in un patrimonio culturale riconosciuto a livello mondiale.
Zone di coltivazione
Il Brunello è coltivato quasi esclusivamente nel territorio comunale di Montalcino, delimitato dalla denominazione Brunello di Montalcino DOCG. Si tratta di un’area di circa 2.100 ettari vitati, situata a sud di Siena, tra i 120 e i 650 metri di altitudine. Le colline di Montalcino offrono una straordinaria varietà di suoli — da marne calcaree a galestro e argille plioceniche — che conferiscono sfumature diverse ai vini a seconda della zona.
Cloni di Brunello (Sangiovese Grosso) sono coltivati anche in altre aree della Toscana, come nel Chianti Classico, nel Vino Nobile di Montepulciano e nella Maremma, dove vengono spesso utilizzati in blend o vinificati in purezza come “Sangiovese Grosso”. Tuttavia, solo a Montalcino il vitigno raggiunge livelli qualitativi tali da costituire una denominazione autonoma e riconosciuta a livello internazionale. Fuori dall’Italia, alcuni tentativi di impianto sono stati fatti in California, Argentina e Australia, ma con risultati qualitativi ancora distanti dall’originale toscano.
Caratteristiche ampelografiche
La pianta di Brunello è di vigoria medio-elevata, con portamento espanso e tralci robusti. Le foglie sono grandi, trilobate o quinquelobate, con margine dentato e lembo verde scuro. Il grappolo è medio, compatto, di forma cilindrica o conico-cilindrica, spesso alato. Gli acini sono medio-piccoli, sferici, con buccia spessa e resistente di colore blu-nero intenso, ricca di pruina e di sostanze coloranti. La polpa è succosa, con sapore neutro tendente al dolce.
Germoglia in epoca medio-tardiva e matura tardi, generalmente tra fine settembre e i primi di ottobre. È una varietà esigente in termini di esposizione solare, poiché richiede un lungo periodo di maturazione per ottenere un perfetto equilibrio tra zuccheri, acidi e tannini. Il Brunello presenta un elevato contenuto di polifenoli e antociani stabili, che contribuiscono alla struttura e alla capacità di invecchiamento dei vini. Rispetto al Sangiovese comune, si distingue per la maggiore dimensione dei grappoli, la consistenza della buccia e la potenza fenolica del mosto.
Caratteristiche colturali e agronomiche
Il Brunello richiede terreni ben drenati, preferibilmente calcarei o galestrosi, e climi temperati con forti escursioni termiche tra giorno e notte. È sensibile alle gelate primaverili e alle piogge durante la maturazione, ma mostra buona resistenza alla siccità estiva grazie alla profondità dell’apparato radicale. Le forme di allevamento più utilizzate sono il cordone speronato e il guyot, con densità d’impianto medio-alta (4.000–5.000 ceppi/ha) e rese limitate (60–70 q/ha) per garantire la massima concentrazione qualitativa.
Il vitigno esprime al meglio il suo potenziale nei pendii collinari esposti a sud e sud-ovest, dove la maturazione è lenta e regolare. L’equilibrio tra fertilità e vigoria è fondamentale per evitare eccessi vegetativi e preservare la qualità fenolica. Grazie alla sua capacità di adattamento, il Brunello può dare vini di diversa personalità a seconda dell’altitudine: più potenti e alcolici nelle zone basse, più eleganti e minerali nelle aree alte.
Caratteristiche enologiche del vitigno
Le uve di Brunello producono mosti di alta qualità, ricchi di zuccheri, acidità equilibrata e un eccezionale contenuto fenolico. La vinificazione prevede lunghe macerazioni sulle bucce (15–25 giorni) per estrarre colore, tannini e sostanze aromatiche. La fermentazione avviene tradizionalmente in vasche di acciaio o cemento, seguita da un affinamento minimo di due anni in botti di rovere e da un ulteriore periodo in bottiglia, secondo il disciplinare della DOCG Brunello di Montalcino.
Il vino che ne deriva è complesso, profondo e longevo, con un’elevata capacità di evoluzione nel tempo. Il Brunello esprime al massimo la tipicità del Sangiovese in una versione di grande struttura e finezza, dove la potenza tannica si fonde con l’eleganza aromatica. L’affinamento in legno esalta le note speziate e balsamiche, integrandole armoniosamente con quelle fruttate e floreali.
Caratteristiche organolettiche dei vini
I vini da Brunello si presentano di colore rosso rubino intenso con riflessi granato dopo l’affinamento. Al naso rivelano un bouquet complesso e stratificato, con profumi di ciliegia matura, prugna, mora e viola, seguiti da note di tabacco, cuoio, liquirizia, spezie dolci e legno nobile. Al palato sono pieni, caldi e armonici, con struttura tannica robusta ma fine, acidità viva e lunga persistenza. Con l’invecchiamento, il Brunello sviluppa aromi terziari di sottobosco, humus, funghi secchi e cacao, mantenendo tuttavia una straordinaria freschezza e tensione gustativa. È un vino di grande equilibrio e profondità, capace di evolvere per decenni, considerato una delle massime espressioni enologiche italiane per complessità, eleganza e capacità di rappresentare il terroir di origine.
