ll Bonamico è un vitigno della Toscana a bacca nera, di antica origine, già citato dal Rovasenda nel 1877. Fino agli anni sessanta era abbastanza diffuso nella sua zona di origine, apprezzato per il suo germogliamento tardivo, che evitava le pericolose gelate primaverili e per la produzione costante ed elevata anche in annate difficili. A causa delle sue qualità enologiche non particolarmente brillanti è stato progressivamente espiantato, tanto che oggi è presente presente solo sporadicamente in alcune vecchie vigne in provincia di Pisa e Lucca. La sua presenza in Maremma è sporadica ma lo si ritrova quasi sempre nei vecchi vigneti, talvolta con il nome Nero Francese.
Uno studio genetico che ha messo a confronto 10 viti selvatiche con 29 cultivar toscane ha permesso di stabilire che la varietà che si avvicina di più alle viti selvatiche, in particolare alle tre reperite in Maremma è proprio il Bonamico, molto più del Sangiovese, o del Canaiolo, Colorino, Aleatico, e altri. Questo fatto viene letto come un’ ulteriore conferma della sua antichissima origine, probabilmente legata proprio alla Maremma. Il Bonamico fece parte di un progetto di riordinamento ampelografico portato avanti in Toscana negli anni sessanta. Nell’occasione venne inserito, nell’ambito della provincia di Pisa, tra i cinque vitigni cosiddetti “complementari” da affiancare ai quattro “fondamentali” che erano Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo e Syrah. Se ne escludeva quindi il suo impiego in zone pregiate, o per la produzione di grandi vini destinati all’invecchiamento, ma veniva consigliato per produrre vini da pasto e comunque ritenuto interessante per il suo costante e ottimo rendimento.