Il suolo, è il substrato sul quale giacciono i vigneti. Esso è composto da un livello più profondo, chiamato roccia madre, e uno più superficiale, chiamato terreno sciolto. La roccia madre viene classificata in base alla sua origine, che può essere magmatica (ossia derivante dall’attività vulcanica della crosta terrestre, metamorfica, prodotta da variazioni di pressione dovute al movimento della crosta terrestre o sedimentaria, dovuta cioè all’accumulo di detriti prodotti dall’erosione di rocce preesistenti. Il terreno sciolto, che costituisce lo strato superficiale, può avere spessori da pochi centimetri fino a decine di metri. Esso viene classificato in base alla sua granulometria, che va dalla ghiaia (ø>2mm), alla sabbia (ø>0,02 mm) al limo (ø>0,002 mm) all’argilla (ø<0,002 mm). I terreni ideali per la viticoltura contengono prevalentemente calcare, marne (calcare misto ad argilla), scisti ed argille. La quantità di ghiaia che inframmezza il substrato rappresenta lo scheletro, che determina a sua volta la profondità raggiungibile dalle radici e quindi la vigoria della pianta e la velocità di maturazione delle uve. I terreni sabbiosi tendono a dare vini più leggeri e beverini, quelli ad alto contenuti in argille vini più intensi e strutturati, quelli ricchi in limo più morbidi ed equilibrati (a parità, ovviamente di vitigno e di tutte le altre condizioni pedoclimatiche).