La confusione con il Nebbiolo deriva dal colore intenso delle uve e dall’attitudine a produrre vini strutturati e longevi, caratteristiche che, in un contesto piemontese, favorirono l’uso improprio di tale denominazione. La coltivazione del Nebbiolo di Dronero ebbe un ruolo importante fino alla fine del XIX secolo, soprattutto nelle zone collinari di Dronero, Busca e Caraglio, dove veniva utilizzato in uvaggio con Dolcetto e Barbera per produrre vini rossi da consumo locale. Dopo la devastazione della fillossera, il vitigno cadde quasi completamente in disuso, sopravvivendo solo in alcune vigne isolate fino al suo recupero nel tardo XX secolo, grazie all’interesse di produttori e istituti ampelografici piemontesi.
Oggi il Nebbiolo di Dronero rappresenta una testimonianza viva della connessione storica tra le culture vitivinicole del Piemonte alpino e della Francia meridionale, ed è oggetto di una rinnovata attenzione per la valorizzazione dei vitigni autoctoni minori.Dal punto di vista storico e culturale, questo vitigno incarna la memoria di una viticoltura di montagna dura e resiliente, legata ai terrazzamenti e alle coltivazioni su pendii ripidi, dove la vite era una componente essenziale dell’economia contadina. Il suo recupero recente ha un valore simbolico: non solo restituisce identità a un territorio, ma riapre il dialogo enologico tra Piemonte e Alpi francesi, un tempo uniti da scambi continui di vitigni e tecniche di vinificazione.
Zone di coltivazione
Il Nebbiolo di Dronero è oggi coltivato in alcune aree selezionate del Cuneese, principalmente nei comuni di Dronero, Busca, Villar San Costanzo e Caraglio, nella fascia pedemontana occidentale del Piemonte. Le vigne si trovano generalmente tra i 350 e i 600 metri di altitudine, su suoli di matrice calcareo-argillosa e scistosa, ben drenati e poveri di sostanza organica, ideali per la coltivazione di varietà a maturazione tardiva.
Il clima di queste valli, influenzato dall’altitudine e dalle correnti alpine, è caratterizzato da estati calde ma ventilate e autunni lunghi e asciutti, condizioni che permettono una maturazione lenta delle uve e un’eccellente conservazione dell’acidità. Al di fuori di queste zone il vitigno è raramente presente, se non in piccole parcelle sperimentali in Piemonte e in Valle d’Aosta. In Francia sopravvive nella sua forma originaria come Chatus, principalmente nel dipartimento dell’Ardèche.
Caratteristiche ampelografiche
La pianta di Nebbiolo di Dronero è vigorosa e longeva, con portamento semieretto e tralci robusti. Le foglie sono di medie dimensioni, orbicolari o trilobate, con margine dentato e lembo spesso, di colore verde intenso. Il grappolo è di dimensioni medie, conico o cilindrico, compatto, a volte con un’ala corta. Gli acini sono piccoli o medio-piccoli, sferici, con buccia spessa e resistente di colore blu-nero, ricca di antociani e tannini. La polpa è succosa, di sapore neutro con leggeri accenni speziati.
Germoglia in epoca media e matura tardi, tra fine settembre e inizio ottobre, richiedendo esposizioni soleggiate e ventilate per completare la maturazione. Le rese sono contenute, ma la qualità dei mosti è elevata, con equilibrio tra zuccheri, acidità e concentrazione fenolica. È un vitigno adatto alle zone collinari e montane, dove la lentezza della maturazione esalta finezza e complessità aromatica.
Caratteristiche colturali e agronomiche
Il Nebbiolo di Dronero si adatta bene ai terreni calcareo-scistosi e alle altitudini medio-alte delle valli cuneesi. È un vitigno rustico, resistente al freddo e alla siccità, ma sensibile alla botrite e alla peronospora in annate piovose, specialmente a causa della compattezza del grappolo. Le forme di allevamento più adatte sono il guyot e il cordone speronato, con potature corte per controllare la vigoria e favorire la qualità delle uve.
La resa ottimale per la produzione di vini di pregio si colloca tra i 50 e i 70 quintali per ettaro. Nei terreni più poveri e in pendenza, il vitigno offre risultati eccellenti in termini di concentrazione e freschezza. La raccolta tardiva e la vinificazione tradizionale consentono di preservare la tipicità e l’espressione territoriale delle uve.
Caratteristiche enologiche del vitigno
Le uve di Nebbiolo di Dronero producono mosti di colore rubino intenso, con elevato contenuto in polifenoli e acidità spiccata. La vinificazione richiede macerazioni medio-lunghe per estrarre aromi e struttura, seguite spesso da un periodo di affinamento in botti di rovere o barrique, utile ad ammorbidire i tannini e a integrare le componenti aromatiche.
Il profilo olfattivo è dominato da note di frutti rossi e neri maturi (amarena, mora, prugna), accompagnate da sfumature di erbe alpine, spezie e grafite. L’acidità vivace e la componente tannica importante conferiscono ai vini un carattere montano e una buona capacità di invecchiamento. In vinificazioni più leggere, il vitigno può dare rossi freschi e fragranti, dal profilo rustico ma piacevolmente autentico.
Caratteristiche organolettiche dei vini
I vini da Nebbiolo di Dronero si presentano di colore rosso rubino carico con riflessi violacei. Al naso esprimono profumi netti di frutti di bosco, amarena e violetta, con leggere note speziate, minerali e balsamiche. Al palato risultano strutturati e di carattere, con tannini fitti e ben integrati, acidità marcata e un finale lungo, asciutto e persistente. Le versioni più giovani sono più fruttate e immediate, mentre quelle affinate in legno acquisiscono complessità e profondità aromatica, con accenti di liquirizia, pepe e sottobosco.
