Il Caprettone, vitigno a bacca bianca autoctono della zona del Vesuvio, deve il suo nome alla forma del grappolo, che ricorda la “barbetta” delle capre. La storia del Caprettone è legata alla leggenda secondo cui Gesù, durante il suo viaggio in Campania, avrebbe piantato una vite utilizzando uno dei suoi bastoni. Il Caprettone viene spesso confuso con il Coda di Volpe, ma le caratteristiche morfologiche dei due vitigni e quelle organolettiche dei vini che se ne ottengono, sono in realtà abbastanza diverse. Il Caprettone è stato a rischio di estinzione a causa della sua bassa resa in uva e dell’abbandono delle coltivazioni tradizionali. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stato un rinnovato interesse per il vitigno e i produttori hanno lavorato per preservare e valorizzare questa varietà.
Il Caprettone è noto per essere un vitigno vigoroso, con grappoli di uva di dimensioni medie e acini di uva di forma ovale. Richiede un clima caldo e soleggiato per prosperare ed è spesso coltivato in terreni vulcanici, che contribuiscono alle caratteristiche uniche del vino prodotto. Il Caprettone viene coltivato alle pendici del Vesuvio, in quindici comuni interessati dalla denominazione Vesuvio DOC.
Il vitigno rientra nella composizione del Lacryma Christi del Vesuvio bianco DOC, per quanto la sua naturale acidità, inferiore a quella del Fiano o del Greco ma superiore a quella del Coda di Volpe, lo renda idoneo anche alla spumantizzazione col metodo Charmat, ottenendo dei vini meno fruttati ma più minerali e corposi rispetto per esempio al Prosecco.