Il vitigno Pelaverga è con certezza un autoctono del Saluzzese. Nell’area del Torinese è conosciuto col sinonimo di Cari. Il Pelaverga venne poi introdotto nel comune di Verduno nel XVII secolo dal Beato Sebastiano Valfrè, il quale porto alcune piante di vite coltivate nella zona di Saluzzo, in provincia di Cuneo. Il nome curioso del Pelaverga pare che derivi dal latino pellis virga, riferito alla tecnica della parziale pelatura dei ramoscelli della vite per favorirne la maturazione, mentre il sinonimo Cari deriva dal tipo di uva, chiamata per la prima volta Cario da un enologo di corte del XVI secolo. A causa della filossera prima e allo spopolamento delle campagne poi, nel XIX secolo questo vitigno visse un periodo di oblio, prima di essere riscoperto alla fine dello stesso secolo.
Il Pelaverga o Cari si presenta con grappoli di dimensioni medio-grandi, dalla forma piramidale alata e acino medio-piccolo, sferico e pruinoso. Il Pelaverga ha produttività elevata, ma relativamente incostante. I vini del Pelaverga risultano di colore tenue, con profumi di rosa e lampone e lievi note di geranio. Il grado alcolico è moderato (alcuni Pelaverga posso arrivare anche a 10 gradi), la lieve tannicità e l’acidità modesta, lo rendono un vino adatto al consumo giovane, anche fresco in estate. E’ un buon abbinamento per la cucina piemontese, in particolar modo con pasta, carni bianche, oppure con gli antipasti come il vitello tonnato, grazie alla sua tannicità delicata, che bilancia al meglio le sensazioni cremose della salsa.