Il Negretto è uno tra i vitigni autoctoni meno conosciuti dell’Emilia-Romagna, l’unica regione italiana dove viene impiantato. il suo nome, ed altri di questo genere, nel passato indicavano i vitigni che avevano una bacca particolarmente scura. Nel periodo della ricostruzione post-fillosserica il Negretto fu molto utilizzato per la sua rusticità e in particolare per la sua tolleranza nei confronti delle malattie. All’inizio del ‘900 il Negretto era ancora ampiamente diffuso nella zona dei Colli Bolognesi, tanto che si stima che su 20.000 ettari vitati, oltre la metà fossero piantati a Negretto. Questo vitigno non era però particolarmente indicato per la vinificazione in purezza, e veniva utilizzato come uva da taglio per la sua ricchezza in colore. Negli ultimi anni era quasi scomparso e solo grazie agli sforzi di pochi viticoltori appassionati ne sono stati salvati alcuni biotipi interessanti.
Il vitigno Negretto ha una buona e costante produzione e predilige terreni argillosi e poco fertili. La forma di allevamento consigliata è il GDC (Geneve Double Courtain) o il cordone speronato, con potatura corta. E’ un vitigno molto sensibile alle brinate e alla botrite. Il vino che se ne ottiene, nelle rare vinificazioni in purezza, ha colore intenso e un profilo olfattivo discretamente complesso, ricco di note speziate, profumi fruttati di bacche rosse e amarena e sentori erbacei. Al palato risulta un po’ astringente, amarognolo, di media acidità e corposità.