Il vitigno Catalanesca fu importato per la prima volta in Campania nel 1450 dalla Catalogna da Alfonso I d’Aragona, monarca del regno delle Due Sicilie e fu impiantato sulle pendici del Monte Somma, fra Somma Vesuviana e Terzigno. Il vitigno Catalanesca aveva una certa diffusione fino all’inizio del secolo, ma poco ne è sopravvissuto fino all’epoca postfilosserica ed oggi sopravvive solo in piccoli appezzamenti. Si può trovare soprattutto nei Comuni di San Sebastiano, Massa di Somma, Pollena Trocchia, Somma Vesuviana, Sant’Anastasia e Ottaviano. La Catalanesca è caratterizzata dal grappolo rado, gli acini rotondeggianti e la buccia dorata, spessa e croccante. All’epoca in cui era catalogata come uva da tavola non ne era consentita la vinificazione, nonostante da sempre i vignaioli del posto, conoscendone le qualità, fossero soliti trasformarla in vino.
L’iter per far assumere alla Catalanesca il rango di uva da vino è iniziato negli anni ’90, ma solo nel 2006 è stata ufficialmente autorizzata la vinificazione e dal 2011 può essere messo in commercio il vino sotto la denominazione “Catalanesca del Monte Somma IGT”. La Catalanesca è un’uva tardiva, che si vendemmia tra Ottobre e Novembre tanto che una consuetudine antica era quella di lasciare i grappoli sulle vigne fino al periodo natalizio, eliminando man mano gli acini guasti. I suoli che caratterizzano il territorio del Monte Somma sono di origine vulcanica ed estremamente ricchi di minerali, caratteristica che dona all’uva una connotazione del tutto particolare. La tipologia bianco secco è un vino giallo paglierino con riflessi dorati, tipici del vitigno. I profumi intensi di albicocca e ginestra si sommano ad una mineralità evidente, sia al naso che in bocca. Il vino Catalenesca necessita un giusto periodo di affinamento in bottiglia per esprimere le sue migliori qualità.