La Neretta cuneese è un vitigno autoctono della provincia di Cuneo, anche se la genericità del nome, che si riferisce al colore delle bacche, induce a sinonimie improprie e confusione di vitigni. E’ attualmente poco utilizzata in purezza, e la si trova per lo più in uvaggio con altre varietà del luogo, spesso anch’esse autoctone, quali l’Avanà. La Neretta cuneese è comunque presente in tutto il Piemonte, sia nelle aree più decisamente vocate alla viticoltura, che in quelle più marginali. La maggiore estensione di Neretta cuneese si ha comunque sui colli e nelle piane alluvionali del Cuneese, del Saluzzese e del Pinerolese, oltre che in Valle di Susa. La Neretta cuneese è quasi sempre in vigneti plurivarietali e pertanto viene raramente vinificata in purezza, ma piuttosto mescolata con altri vitigni locali, dove costituisce spesso la parte preponderante per l’elevata produttività.
Dal punto di vista ampelografico, la Neretta cuneese ha foglia medio-grande o grande, da pentagonale a cuneiforme, a 3, più raramente 5 lobi. Il suo grappolo ha dimensione da medio a grande, cilindrico con ali ben evidenti, molto compatto. L’acino è grande, da sferoidale a ellissoidale corto, con buccia molto pruinosa, piuttosto spessa, di colore blu-nero con sfumatura grigiastra per l’abbondante pruina. La Neretta cuneese è un vitigno dal vigore moderato, ma dalla fertilità e dalla produttività molto elevate e costanti. Questa è la ragione della sua diffusione in tutte le aree viticole più o meno marginali. Per contro, anche se ha maturazione non particolarmente tardiva, quando il carico produttivo per ceppo è eccessivo, produce uve dal modesto valore qualitativo per il limitato contenuto zuccherino e la scarsa colorazione.