L’etimologia sembra derivare da “dorata”, allusione al colore giallo-oro degli acini maturi. Per secoli il vitigno fu impiegato nella produzione di vini semplici, destinati al consumo locale e ai mercati cittadini, contribuendo al ricco mosaico agricolo della Serenissima. Nel XX secolo la Dorona rischiò l’estinzione a causa dell’abbandono dell’agricoltura lagunare e della progressiva urbanizzazione, sopravvivendo solo in pochi ceppi sparsi.
La rinascita del vitigno è storia recente: negli anni Duemila un progetto di recupero nelle isole di Mazzorbo e Burano ha permesso di reimpiantarlo e valorizzarlo, trasformandolo in un simbolo della viticoltura eroica lagunare. Oggi la Dorona è una testimonianza rara di biodiversità vitivinicola veneta, legata in maniera quasi unica all’ecosistema fragile e complesso della Laguna di Venezia.
Zone di coltivazione
La Dorona è coltivata esclusivamente nella Laguna di Venezia, in particolare nelle isole di Mazzorbo, Borgetto e Brazzà, e in piccole parcelle a Sant’Erasmo e Torcello. Si tratta di una viticoltura di nicchia, praticata su suoli sabbiosi, limosi e spesso soggetti a salinità elevata, condizione che pochi vitigni riescono a tollerare.
Al di fuori della laguna la varietà è praticamente assente: la sua adattabilità specifica agli ambienti salmastri la rende un vitigno fortemente identitario, difficilmente esportabile altrove. Per questo la Dorona è oggi uno dei simboli della viticoltura “di territorio” più radicale d’Italia, profondamente legata al paesaggio lagunare.
Caratteristiche ampelografiche
La pianta di Dorona presenta vigoria medio-elevata e portamento espanso, con tralci flessibili e una certa rusticità tipica dei vitigni adattati a condizioni estreme. Le foglie sono medio-grandi, orbicolari o trilobate, con lembo verde chiaro e consistenza fine.
Il grappolo è medio-grande, piramidale o conico, tendenzialmente spargolo, caratteristica che favorisce l’aerazione degli acini in ambienti umidi. Gli acini sono medio-grandi, sferici, di colore giallo dorato intenso, con buccia piuttosto spessa e pruinosa. La polpa è succosa, leggermente aromatica, con buon tenore zuccherino e acidità moderata.
Il vitigno germoglia in epoca media e matura tra metà e fine settembre, mantenendo una buona regolarità anche nei terreni soggetti a salinità, grazie alla sua antica selezione naturale in ambiente lagunare.
Caratteristiche colturali e agronomiche
La Dorona è un vitigno particolarmente adatto ai suoli sabbiosi, salmastri e poco fertili, qualità che rappresenta un unicum tra le varietà bianche italiane. La sua resistenza alla salinità è uno dei tratti distintivi, insieme alla tolleranza al vento, all’umidità marina e alle oscillazioni idriche dovute alle maree.
Le forme di allevamento includono la pergola bassa e la controspalliera, spesso adattate alle condizioni particolari del terreno e alla vicinanza del mare. Le rese sono moderate e possono essere influenzate dalla salinità del suolo: mesi particolarmente secchi o allagamenti prolungati incidono sulla produzione.
La varietà mostra buona resistenza alle malattie grazie all’ambiente ventilato, ma richiede attenzione nelle fasi di fioritura e allegagione, sensibili agli sbalzi climatici e ai venti salmastri più intensi.
Caratteristiche enologiche del vitigno
Le uve di Dorona producono mosti ricchi in estratto, con buona struttura e un profilo aromatico discreto ma riconoscibile. La vinificazione avviene spesso in acciaio, talvolta con brevi macerazioni sulle bucce per aumentare complessità e volume. Alcune interpretazioni prevedono affinamenti in legno o in contenitori non convenzionali (anfora, cemento), in linea con la ricerca di espressività territoriale.
L’aromaticità del vitigno richiama frutta gialla matura, agrumi, erbe lagunari e note salmastre sottili, mentre la matrice minerale è tra gli elementi più caratterizzanti. La buona struttura del mosto consente la produzione di vini bianchi di medio corpo, con equilibrio tra morbidezza e freschezza.
Caratteristiche organolettiche dei vini
I vini da Dorona si presentano di colore giallo oro intenso, talvolta con riflessi ambrati nelle versioni macerate. Al naso offrono profumi di frutta gialla, agrumi maturi, fiori bianchi, erbe aromatiche e un caratteristico tratto minerale che richiama la brezza marina e la sapidità dei suoli lagunari. Al palato risultano strutturati, morbidi ma sostenuti da una buona acidità, con una tessitura salina molto distintiva. Il finale è lungo, saporito e leggermente salmastro, segno evidente del terroir unico da cui proviene.
