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Vini vulcanici: Paesaggi lunari e sensazioni esplosive

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vini vulcanici

Ancestrale e al tempo stesso affascinante è la storia che collega i suoli vulcanici alla vite. I numerosi e antichi vulcani che punteggiano il suolo mediterraneo hanno dato origine, con le loro eruzioni, a terreni che con il tempo si sono rivelati ideali per la viticoltura.

Paesaggi lunari, vigne antichissime e suoli eroici regalano vini inimitabili e caratteristici, contraddistinti da eleganza, salinità e grande mineralità.

I suoli vulcanici si differenziano per composizione chimica, struttura fisica e acidità. Terre grezze, polverose, nere e compatte, caratterizzate dalla presenza di zolfo, sali minerali e rocce laviche, danno linfa a viti spesso ad alberello offrendo ai calici degli appassionati prodotti unici. 

Una costante presente in questi vini figli dei vulcani è la vibrante mineralità, che porta con sé una freschezza naturale che si ritrova sia nei bianchi, verticali ed estremamente eleganti, sia in quelli rossi, taglienti e rigorosi.

I vigneti sono spesso molto vecchi, non di rado a piede franco, sopravvissuti a ogni vicissitudine, tra cui la fillossera, allergica a questi terroir estremi. Salendo ad altitudini considerevoli (oltre i 600 m ma anche oltre i 1000), la viticoltura eroica di questi comprensori dona etichette di classe superba e stile inimitabile.

Potete trovare questi sorprendenti vini sull’ecommerce Italvinus che vanta un catalogo di oltre 16.000 etichette da tutto il mondo.

UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI VINI VULCANICI

VITICOLTURA EROICA SULL’ETNA

L’eleganza dei vini dell’Etna viene paragonata ai grandi vini della Borgogna, tanto che questi prodotti siciliani risultano molto apprezzati anche a livello internazionale.

I vitigni che predominano in questo comprensorio sono quelli autoctoni, tradizionali e veraci: il Nerello Mascalese per i vini rossi e il Carricante per quelli bianchi, che, nel terreno schiettamente vulcanico ricco di sali minerali ed esposto ad un’elevata escursione termica, trovano una culla perfetta.

Eleganza e mineralità salina sono infatti le caratteristiche dominanti di questi vini. Lo sa bene il Nerello Mascalese, re indiscusso dell’Etna e considerato uno dei vitigni migliori al mondo, paragonato non di rado al Pinot Nero, in quanto dà vita a vini finemente cesellati, che nulla hanno della muscolarità tipica di molti rossi meridionali. In più, possiede un alleato che ben pochi altri vitigni al mondo possono vantare: il vulcano, con i suoli suoli lavici e il suo clima dalle estreme escursioni termiche.

Prende vita da questo fantastico vitigno l’aristocratico Etna Rosso, che si presenta al calice con un colore rosso rubino dai riflessi granati ed esprime al naso una finezza sopraffina con sentori di frutta rossa e di spezie. Al sorso si percepisce una trama tannica ben integrata e garbata, e un’acidità vivida, ben intrecciata alla spiccata sapidità.

Il vitigno a bacca bianca tipico dell’Etna, anche lui abbarbicato tra gli antichi terrazzamenti del vulcano, è il Carricante, che genera l’Etna Bianco; vino che rivela eccezionale mineralità, tensione e longevità. Di colore giallo paglierino, si presenta al calice. All’esame olfattivo denota una graffiante eleganza, che si esprime con sentori floreali di zagara e note di frutta bianca e agrumi. Il sorso 

è contraddistinto da acidità sferzante, mineralità e una schietta sapidità tipica del suolo vulcanico. Un bianco intenso e sensazionale.

VITICOLTURA ISOLANA DELLE CANARIE

I paesaggi lunari delle Canarie, in particolare di Lanzarote, rappresentano un ulteriore comprensorio vocato alla viticoltura, anche se meno conosciuto e in parte ancora tutto da scoprire. ANche in questo caso i vitigni autoctoni sono antichissimi e affondano le radici dentro suoli un tempo aridi e impervi, ma oggi, a partire dall’eruzione del vulcano Timanfaya del 1730-36, ricoperti da uno strato lavico di lapilli che li ha resi un paradiso terrestre per la viticoltura di qualità.

Qui, i ceppi ad alberello a piede franco sono protetti tutto l’anno dalle correnti oceaniche all’interno di conche scavate appositamente per esaltare il meglio di questa particolare condizione climatica, che è mediterranea e atlantica al tempo stesso.

Lanzarote conserva una vena rustica e più tradizionale – fino a qualche decennio fa si vendemmiava col dromedario – mentre Tenerife appare più evoluta e ricettiva, complice anche il turismo moderno.

Grandi escursioni termiche, altitudini elevate, correnti oceaniche e terroir sulfureo e minerale sono gli ingredienti per ottenere risultati considerevoli che si traducono nella produzione di una Malvasia locale che insieme al Palomino e al Moscato d’Alessandria produce il grosso dei bianchi autoctoni, sia secchi sia amabili, e talvolta dolci. Tra le uve nere spicca certamente il Listán negro, che dà vita a rossi delicati, sapidi ma di non grande struttura, e ad eleganti e sottili vini rosati.

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