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Nuovo vino DOC in Campania: Il “Casavecchia di Pontelatone”

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casavecchia

“Sulle prime, di questo vino mi ha incuriosito il nome: sembra qualcosa di esotico, bizzarro, fuori dal comune. Il comune, appunto: Pontelatone. Tra Caserta e Benevento, 1819 abitanti.Il vino Casavecchia è prodotto all’interno di un  quadrilatero che comprende i comuni di Castel di Sasso, Formicola, Liberi e Pontelatone, tra il fiume Volturno e il Monte Maggiore, a nord di Caserta.
Leggendo il disciplinare, scopro che il vino viene prodotto con il vitigno “Casavecchia” per almeno l’85% (il restante 15% uve rosse approvate per  la regione Campania), in due tipologie, “Rosso” e “Riserva”. L’affinamento per la tipologia “Rosso” deve essere di almeno due anni, di cui almeno uno in legno, mentre per il vino “riserva”, tre anni di cui almeno 18 mesi in legno.
Le caratteristiche del vino, almeno stando al disciplinare, sono: colore, rubino piu’ o meno intenso, tendente al granato con l’invecchiamento; olfatto, intenso, persistente, caratteristico; palato, secco, sapido, giustamente tannico, morbido e di corpo; titolo alcolometrico volumico minimo totale: rosso 12,50% Vol, riserva 13,00%Vol.
Mi incuriosiva la storia di questo vitigno, molto antica da una parte, molto recente dall’altra. Infatti anche se le sue origini sono molto antiche, solo nel 2002 è stato inserito come vitigno autoctono nel Registro Nazionale varietà di Vite del MiPAF. Ciononostante, sembra che esistano in zona ceppi prefilosserici su piede franco, ancora produttivi. Si dice che il nome particolare dato a questo vino provenga dalla leggenda: sembra infatti che un contadino di Pontelatone abbia trovato un antichissimo ceppo di questa varietà all’interno di un rudere nel suo podere, da cui il nome “”Casavecchia””.
Leggo inoltre che il consumo di questo vino è per il 54% nella provincia di Caserta, per il 21% a livello regionale (Campania), per il 18% a livello nazionale e per il restante 7% destinato all’esportazione. Non sorprende quindi che molti, me compreso, ne sentano parlare per la prima volta soltanto oggi. Che sia una particolarità enografica, non ci sono dubbi. Che la DOC sia servita per richiamare l’attenzione del pubblico, me compreso,  su questo vino, nemmeno. Se ne sarà valsa la pena, lo dirà il mercato.
In attesa di una prossima degustazione….”

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