
Domande e risposte sul vino – Quattrocalici
Entrambi i termini indicano lo stesso vitigno, il Pinot nero, ma cambiano a seconda della tradizione linguistica e delle zone in cui viene coltivato in Germania e nei territori limitrofi.
Il nome più diffuso e ufficiale in Germania è Spätburgunder (letteralmente “Burgunder tardivo”), che sottolinea la sua maturazione piuttosto tardiva rispetto ad altri vitigni della famiglia dei Burgunder (come Weissburgunder = Pinot bianco o Grauburgunder = Pinot grigio). È il termine che troverai sulle etichette della maggior parte dei vini tedeschi, specialmente nelle aree classiche di produzione come Ahr, Baden, Pfalz, Rheingau e Franken.
Il termine Blauburgunder (“Burgunder blu/nero”), invece, è usato più raramente in Germania, e compare soprattutto in contesti vicini alle aree linguistiche svizzere, austriache e dell’Alto Adige, dove è la denominazione corrente per il Pinot nero. Alcuni produttori tedeschi, specie in zone meridionali o di confine, possono preferirlo per sottolineare un legame stilistico o culturale con la tradizione austro-svizzera.
In pratica, quindi:
Non c’è differenza ampelografica o di stile obbligatoria: entrambi indicano Pinot nero. La scelta del termine sull’etichetta è più legata a identità culturale, marketing e radici storiche del produttore.
Il Pinot nero tedesco (Spätburgunder/Blauburgunder) ha una storia affascinante: introdotto dalla Borgogna, ha trovato nel clima fresco della Germania una nuova identità, diversa sia dai luoghi di origine sia dalle espressioni italiane del vitigno, dall’Alto Adige o dall’Oltrepò Pavese.
In Germania, i terroir sono molto vari: l’Ahr, piccola zona vinicola e celebre anche per i suoi vini rossi, esprime vini eleganti, sottili e freschi, con un profilo che ricorda il ribes rosso, la fragolina di bosco e note minerali quasi fumé. In Baden, invece, il clima più caldo dona Spätburgunder più pieni e maturi, con frutto scuro, spezie dolci e un uso più evidente del legno. La Pfalz produce uno stile intermedio, fruttato ma con buona struttura, mentre nel Rheingau il vitigno si esprime in una chiave più austera, tannica e capace di invecchiare. Negli ultimi decenni i produttori hanno affinato molto le tecniche di vinificazione: meno estrazione, legno più calibrato, grande attenzione al vigneto.
Rispetto ai Pinot noir francesi della Borgogna, quelli tedeschi si distinguono per una freschezza più marcata, acidità più vibrante e un frutto più diretto, a volte quasi croccante. I Borgogna tendono ad avere maggiore complessità aromatica, profondità e sfumature terrose, ma anche prezzi ben più alti: oggi diversi Spätburgunder di pregio competono senza timori con i “village” borgognoni.
Se li confrontiamo con i Pinot neri italiani, la differenza si sposta su altri fronti. In Alto Adige/Blauburgunder, il vitigno dà vini molto eleganti, dal profilo alpino: ciliegia croccante, acidità brillante, corpo medio-leggero. In Oltrepò Pavese, invece, i Pinot neri possono risultare più rustici, a volte con note verdi e tannini marcati, se non gestiti con cura, mentre nelle versioni spumante (metodo classico) mostrano tutt’altro volto. I tedeschi, nel complesso, si collocano a metà strada: non hanno la potenza solare dei Pinot italiani di zone più calde, ma mostrano una precisione stilistica che li avvicina di più al modello francese.