Il nome “Iuvarella” è uno di quei soprannomi locali che circolano nel sud dell’Italia come frammenti di una nomenclatura ampelografica ormai in via di scomparsa. Riguarda in particolare alcune zone della Campania meridionale, soprattutto nell’area del Cilento e in parte dell’Irpinia storica, dove veniva impiegato per identificare una Malvasia bianca locale. Non si tratta però di un nome fissato da disciplinari o da letteratura tecnica consolidata: è un termine di tradizione orale, usato da famiglie contadine e da piccoli vignaioli per distinguere la propria “malvasia” da altre biotipi presenti nei dintorni.
La sovrapposizione nominale è tipica del Sud, dove “Malvasia” è stato per secoli un’etichetta-ombrello applicata a vari vitigni profumati a bacca bianca. “Iuvarella” emerge dunque come un alias vernacolare, assegnato non tanto in riferimento a un’identità genetica distinta quanto alla percezione locale di un profilo aromatico più “gioviale” o più delicato rispetto ad altre malvasie coltivate nella stessa zona.
In pratica, se capita di incontrare il termine, lo si trova nei racconti dei vignaioli anziani del Cilento, oppure in vecchi rilievi agrari di inizio Novecento riferiti alla Campania interna, sempre come sinonimo popolare di una Malvasia bianca generica, priva di una corrispondenza univoca con un preciso vitigno riconosciuto nei repertori moderni.
