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La densità di impianto nei vigneti

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densità impianto vigneti

Cos’é la densità di impianto di un vigneto?

La densità di impianto è definita come il numero di ceppi per ettaro presenti in un vigneto. Essa è determinata in funzione del tipo di produzione che il viticoltore vuole ottenere. La densità di impianto risulta dal prodotto delle due variabili costituite dalla distanza tra i filari e dalla distanza tra i ceppi (sesto di impianto).

L’importanza del sistema di allevamento

Una volta scelto il sesto di impianto è quasi impossibile modificarlo o cambiarlo. La distanza tra i filari è determinata dal sistema di allevamento adottato e dal tipo di potatura utilizzato. Per questo motivo la scelta del sistema di allevamento è un fattore vincolante per il viticoltore. La scelta di un eventuale nuovo sistema di allevamento va fatta in funzione dell’ambiente pedoclimatico, del vitigno, delle tecniche di gestione del vigneto (meccanizzazione) e del tipo di produzione che si vuole ottenere in termini di qualità (come per esempio vino destinato all’invecchiamento, vino da bere giovane, vino destinato alla spumantizzazione, vino da taglio, etc.). Forme di allevamento alte ed espanse, distanti da terra e con ceppi lunghi danno produzioni elevate anche con densità di impianto relativamente elevate.

L’importanza del clima per la forma di allevamento

Anche il clima ha un ruolo importante per la scelta della forma di allevamento. Nei climi più freddi è consigliabile adottare delle forme di allevamento basse per consentire all’uva di giungere a maturazione, anche se questo comporta dei rischi in caso di gelate primaverili a causa della vicinanza delle gemme con il terreno. Nei climi più caldi forme di allevamento più alte consentono il raggiungimento maggiori quantità di zucchero.

Anche l’orientamento dei filari a seconda del clima deve tener conto di alcune regole. Nelle zone collinari fredde l’esposizione nord-sud favorisce la resa fotosintetica e ridurre i rischi di gelate primaverili. Nelle zone collinari più calde l’esposizione est-ovest evita l’insolazione diretta nelle ore centrali della giornata. Le zone pianeggianti non pongono particolari vincoli e il viticoltore può scegliere l’orientamento migliore per ottenere la migliore resa fotosintetica.

Densità di impianto e qualità del vino

L’alta densità di impianto determina maggiore competizione tra le piante per la ricerca delle sostanze nutritive presenti nel terreno. Questa competitività fa ridurre lo sviluppo della parte vegetativa (foglie e frutti), portando a grappoli ed acini più piccoli. La riduzione del diametro degli acini comporta l’aumento del rapporto superficie/volume dell’acino e quindi una produzione di maggiore qualità .Una pianta meno rigogliosa sarà anche meno esposta a malattie e parassiti quali funghi, batteri, insetti, virus, etc. Inoltre le radici tendono a svilupparsi più in profondità che lateralmente, proprio perchè spinte ad esplorare maggiormente il terreno alla ricerca di acqua e minerali fondamentali per dare qualità all’uva e quindi al vino. I vini provenienti da vigneti ad alta densità sono quindi da sempre stati considerati vini di maggiore qualità. Tuttavia negli ultimi anni tale assioma viene in alcuni casi messo in discussione. “Alta densità uguale vini di qualità” non sarebbe quindi più una ricetta universale ma un concetto da valutare caso per caso. Soprattutto nel caso di vitigni vigorosi, climi caldi e terreni fertili la “ricetta francese” dell’alta densità di impianto potrebbe non rivelarsi la scelta migliore. Indicativamente, in funzione dei sesti di impianto, un vigneto si può considerare:

  • a bassa densità, con meno di 3000 piante/ettaro
  • a media densità, con 3000 fino a 6000 piante /ettaro
  • ad alta densita, sopra alle 6000 piante/ettaro

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