Lo Champagne è una bevanda originaria dell’omonima regione francese. Nell’immaginario collettivo è percepito come un prodotto sofisticato e di lusso, spesso erroneamente confrontato con altre produzioni simili come il Prosecco. In realtà, lo Champagne ha origini frugali e popolari: un tempo vino dei monaci e dei contadini, ha acquisito nel tempo un’aura di prestigio grazie all’affinamento delle tecniche e alla potenza del suo marketing, nonché storytelling.
Con il passare dei decenni, i consumatori hanno imparato a riconoscere il valore di una denominazione protetta e la complessità del metodo champenoise. Oggi, l’accesso all’informazione, anche attraverso il web, ha reso possibile confrontare, approfondire e scegliere i prodotti con maggiore consapevolezza.
Il settore della vendita Champagne online ha rappresentato un catalizzatore fondamentale, non solo per facilitare l’acquisto, ma anche per avvicinare il pubblico a un prodotto erroneamente percepito come elitario.
Vediamo quindi di scoprire di più su questa bevanda.
Come si beve e come non si beve
La temperatura ideale a cui va servita varia tra i 6°C e i 10°C: più bassa per le etichette giovani, leggermente superiore per quelle millesimate. È consigliabile evitare di raffreddarlo nel congelatore; meglio usare un secchiello con ghiaccio e acqua, magari con l’aggiunta di sale grosso per accelerare il processo.
Quanto al bicchiere, i calici a tulipano vengono generalmente preferiti alle classiche flûte, perché agevolano l’espressione aromatica.
Anche il gesto dell’apertura dovrebbe seguire una certa ritualità. Anziché procedere con il salto e lo scoppio del tappo, sarebbe meglio un’apertura corretta è silenziosa: il cosiddetto “soupir”, o sospiro del tappo, cioè una pressione ben gestita.
Non è tanto per questione di etichetta, ma perché la fuoriuscita violenta altera il perlage, quindi vanifica tutta l’esperienza. Le note di lievito, crosta di pane, frutta secca e agrumi si sviluppano meglio se non disturbate da fretta o abbinamenti errati.
Origini, denominazioni, metodo: un po’ di chiarezza
Lo Champagne prende il nome dalla regione omonima situata nel nord-est della Francia. La zona, oggi regolamentata dalla AOC (Appellation d’Origine Contrôlée), è suddivisa in cinque aree principali, ciascuna con caratteristiche di suolo e microclima uniche. I vitigni autorizzati sono Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier, con piccole percentuali di varietà autoctone come Arbanne e Petit Meslier.
Il processo di produzione segue il metodo champenoise, o metodo classico. Le uve vengono raccolte a mano, pressate delicatamente e vinificate separatamente per vitigno e cru.
Dopo l’assemblaggio dei vini base, fase in cui lo Chef de Cave esprime lo stile della maison, si passa alla rifermentazione in bottiglia, durante la quale si sviluppa l’anidride carbonica responsabile delle bollicine.
L’affinamento sui lieviti varia da un minimo di 15 mesi (per i non millesimati) fino a oltre 10 anni per le cuvée di prestigio. Le fasi finali includono remuage, sboccatura e dosaggio, le quali determina la dolcezza del vino (da brut nature a doux). Questo sistema, unico per rigore e tradizione, garantisce uno standard qualitativo che ha reso lo Champagne un riferimento assoluto tra i vini spumanti.
Lussuoso sì, ma non sempre inaccessibile
Accanto alle grandiose etichette delle maison di fama mondiale, esistono piccoli produttori, noti nel gergo come Récoltant-Manipulant, che offrono vini autentici, legati al territorio e accessibili anche economicamente. Sono vignerons custodi di tradizioni familiari, i quali hanno spesso un approccio più sostenibile e meno interventista.
Negli ultimi anni anche le maison più note si sono aperte alla viticoltura biologica e biodinamica. Questo “ritorno alle origini” si riflette anche nei vini, più espressivi e meno standardizzati.
E il web, silenziosamente, ha contribuito ad avvicinare il pubblico a queste realtà. L’acquisto online consente di confrontare stili, annate e zone di produzione con facilità, e di accedere a informazioni dettagliate prima della scelta, quindi di scoprire bottiglie meno note o costose, ma non per questo di minor qualità.



