Il vitigno Pallagrello nero è uno dei vitigni autoctoni che si sta rendendo protagonista della rinascita enologica della Campania. Il vitigno è originario dell’area di Caserta ed è presenta anche una varietà a bacca bianca. I piccoli grappoli e gli acini perfettamente sferici, hanno dato origine al nome Pallagrello, cioè piccola palla, in dialetto locale “U Pallarel”, ma Il nome potrebbe anche trarre origine dal pagliarello, il graticcio di paglia dove l’uva veniva tradizionalmente posta ad appassire. L’uva è stata probabilmente introdotta in Campania dai colonizzatori Greci, cui si sostituirono poi i Romani. Nell’antica Roma, l’uva era conosciuta con il nome di “Pilleolata”. Il vitigno Pallagrello nero è stato chiamato a giusto titolo anche coda di volpe nera per la forma del grappolo e lo si può ricollegare alla Vitis alopecis di origine greca descritta da Plinio il Vecchio.
In passato la coltivazione del Pallagrello nero era accertata, oltre che lungo il fiume Volturno, in buona parte della Campania, nei pressi di Venafro (nel vicino Molise) e più raramente in Calabria. Il suo habitat odierno si è ristretto alla zona a nord-est della città di Caserta, nel territorio dei comuni di Alife, Alvignano, Caiazzo e Castel Campagnano. Il grappolo del Pallagrello nero è piccolo, senza ali e abbastanza spargolo. L’acino è piccolo, sferico, con buccia spessa di colore blu nero. Tradizionalmente era allevato a raggiera, ma i vigneti odierni a spalliera sono più razionali. L’epoca di maturazione cade di solito tra la seconda e la terza decade di ottobre.