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Il Vino nella Valle d'Aosta

Vitigni, Vino, Enogastronomia

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La Valle d’Aosta, con i suoi  circa 3000 kmq, è una piccola regione, anche dal punto di vista del vino. La Valle, formata dalla Dora Baltea, si snoda da ovest verso est ed è circondata dalle più alte montagne d’Europa, sulle quali svetta il Monte Bianco (4950 m). Qui il clima presenta notevoli variazioni in funzione dell’altitudine, con un dislivello di oltre 4000m tra la zona della Bassa Valle e le cime più alte. E’ freddo intenso durante la stagione invernale, soggetto a frequenti gelate primaverili e a temperature molto elevate durante l’estate. La destra orografica della Valle Centrale, viene chiamata Envers, è esposta a nord e caratterizzata dalla presenza di boschi. La sinistra orografica, chiamata Adret, esposta a sud, è coltivata invece a vigneti e frutteti. I terreni viticoli sono composti soprattutto da graniti nella zona di Morgex. Ad Arnad-Montjovet e Donnas hanno uno spessore molto basso, che spesso espone la roccia madre, e sono invece prevalentemente sabbioso-argillosi. La diversificazione tra le varie zone viticole della Valle Centrale è notevole, e sono in genere i più adatti alla coltivazione di vitigni a bacca bianca.

I Numeri del Vino della Valle d'Aosta

Superficie vitata della Valle d'Aosta

Superficie vitata della Valle d'Aosta: 400 ha di cui il 60% in montagna, il 35% in collina e il 5% in pianura.

Produzione di vino della Valle d'Aosta

Produzione di vino della Valle d'Aosta: 20.000 hl di cui vini DOP 82% vini IGP 0%, vini rossi e rosati 60%, vini bianchi 40%.

Denominazioni per il vino nella Valle d'Aosta

Denominazioni di origine per il vino in Valle d'Aosta: 1 DOC.

La Viticoltura nella Valle d'Aosta

La Valle d’Aosta ha una piccolissima superficie vitata (circa 400 ettari) di cui il 70% in montagna e il restante in collina. La viticoltura viene praticata soprattutto lungo gli 80 km del corso della Dora Baltea e, come accade spesso in zone montane quali la Valtellina o ad alcuni appezzamenti in Alto Adige, è disposta su terrazzamenti sostenuti da muretti in pietra che formano piccoli appezzamenti in massima parte sostenuti dalle radici stesse delle viti. Su queste terrazze molto ripide, essendo le forme di potatura o vendemmia automatizzata escluse in partenza, le forme di allevamento tradizionali (Pergola, Alberello) prevalgono su quelle più moderne.

La Storia della Viticoltura della Valle d'Aosta

La storia della viticoltura in Valle d’Aosta ha inizio all’età del bronzo, come testimonia il ritrovamento di vinaccioli risalenti a quell’epoca. Furono i Romani però a coltivare i primi vigneti specializzati per la produzione di vino. Sono infatti state ritrovate anfore, brocche e bottiglie in locali probabilmente adibiti alla torchiatura risalenti al I secolo d.C. La vite e il vino ebbero un ruolo importante in Valle d’Aosta anche nel medioevo e nelle epoche successive, fino alle pestilenze del XVII secolo e ai frequenti transiti di truppe con le conseguenti distruzioni dei terreni agricoli. Nel periodo napoleonico e nel corso del XIX secolo la superficie vitata raggiunse la sua massima estensione, di circa 3.000 ha. A partire dalla fine del XIX fino alla metà del secolo scorso si ebbe un suo ridimensionamento, a causa della fillossera, dell’oidio e peronospora. Risale agli anni ‘50 l’istituzione dell’École Pratique d’Agriculture, divenuta Institut Agricole Régional nel 1982, che ebbe modo di divulgare nuove tecniche di coltivazione, orientando la produzione viticola verso la ricerca della qualità dei vini piuttosto che della produttività. Negli anni settanta nascono le prime Cantine Cooperative, che svolgono tuttora un ruolo molto importante nella trasformazione delle uve e nella diffusione dei vini valdostani. Il miglioramento della qualità dei vini crea un circolo virtuoso, facendo aumentare l’apprezzamento da parte del mercato, con un aumento della domanda, che a sua volta favorisce la nascita di nuove aziende nonché la crescita delle realtà esistenti, stimolando lo sviluppo della viticoltura. Ad oggi in Valle d’Aosta sono presenti sei cantine cooperative ed una quarantina di cantine private, molte delle quali organizzate in associazioni di produttori.

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Castello di Sarre e vigneti, in provincia di Aosta Image: Depositphotos.com

I Vitigni della Valle d'Aosta

I vitigni coltivati in Valle d’Aosta sono quasi tutti autoctoni, anche perchè queste varietà presentano una vitalità elevata anche alle alte quote dove si trovano quasi tutti i vigneti della regione e dove altre specie non sopravviverebbero o non sarebbero produttive. Tra i vitigni a bacca nera coltivati in Valle d’Aosta il Petit Rouge, il Prëmetta e il Fumin, mentre tra quelli a bacca bianca il Prié Blanc. In aggiunta menzioniamo inoltre il Mayolet, il Roussin, il Vuillermin, il Neyret, ma se ne contano almeno altrettanti, con una varietà incredibile per i soli 400 ettari vitati della regione! Nelle zone più basse e con clima meno estremo, troviamo il Nebbiolo, la Freisa e il Moscato Bianco.

Le Denominazioni di Origine della Valle d'Aosta

Le Denominazioni di Origine per il vino in Valle d’Aosta, viste le piccole dimensioni della regione, si concentrano in una sola DOC, la Valle d’Aosta o Vallée d’Aoste DOC. Ciononostante, la produzione vitivinicola Valdostana presenta una varietà e complessità notevole, testimoniata dalle ben 7 sottozone della denominazione: Arnad-Montjovet, Blanc de Morgex et de La Salle, Chambave, Donnas, Enfer d’Avrier, Nus, Torrette, ben caratterizzate dal punto di vista pedoclimatico. Le 4 DOP regionali relative ai prodotti agroalimentari, sono molto caratterizzate e tutte meritevoli di menzione: il Fontina DOP e il Valle d’Aosta Fromadzo DOP tra i formaggi, il Valle d’Aosta Jambon de Bosses DOP e il Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP come salumi.

Le Zone Vinicole della Valle d'Aosta

La coltivazione della vite in Valle d’Aosta è concentrata lungo il corso della Dora Baltea. Il fiume nasce dalla confluenza, presso Entrèves, della Dora di Ferret (proveniente dal ghiacciaio di Pré de Bar in Val Ferret) con la Dora di Vény (dal ghiacciaio del Miage in Val Veny) e attraversa l’intera regione, per oltre 90 km. Le tre zone viticole della regione, l’Alta Valle, la Valle Centrale e la Bassa Valle, si susseguono lungo il corso del fiume.

Alta Valle

L’Alta Valle è la prima che si incontra, lasciandosi alle spalle il massiccio del Monte Bianco. Questa è zona di coltivazione del Prié Blanc, coltivato fino ad altitudini al limiti della sopravvivenza della vite (1200 m.s.l.), che dà origine al famoso Blanc de Morgex et de La Salle. Il vino prende il nome dai due comuni, posti uno a fianco dell’altro, sulle rive del fiume. Poco distante, scendendo lungo il fiume, il borgo di Avrier, dove si coltiva soprattutto il vitigno a bacca nera Petit rouge ed altri vitigni autoctoni minori, che in uvaggio danno vita all’Enfer d’Arvier, il più famoso vino rosso della regione. La viticoltura è qui possibile solo nell’Adret, la parte più soleggiata posta sulla sinistra orografica del fiume, esposta verso sud.

Media Valle

Sempre muovendosi verso est, il fiume e la valle si allargano, ed i vigneti hanno a loro disposizione aree a migliore esposizione, su colline poste ai piedi delle alte montagne. Siamo nella Media Valle, che inizia con il comune di Villeneuve e si estende fino a quello di Montjovet, circa 40 km più ad est. La viticoltura è qui possibile in parte anche su appezzamenti nell’Envers, rivolti a nord, ma posti in aree quasi pianeggianti. Qui si incontrano i più importanti vitigni autoctoni della regione, a partire dalla Prëmetta, che viene coltivata principalmente a Aymavilles, dove si ottiene il famoso vino rosso “Torrette”. Il Petit Rouge, il Fumin e il Vuillermin, meno comuni, vengono utilizzati in uvaggi, più raramente in purezza. L’area di Nus dà il nome al vitigno Vien de Nus ed è famosa per il vino Malvoisie Flétri, raro passito prodotto con uve Pinot grigio. Ancora più ad est, sempre scendendo lungo il fiume, la zona di Chambave, dove i vitigni più coltivati sono il Moscato bianco, prodotto in versione secca, ma anche come vino dolce passito (flétri), elegante ed intenso, e lo Chardonnay, la cui acidità naturale viene accentuata dalla posizione pedemontana dei vigneti, predisponendo i vini anche a prolungate maturazioni in legno.

Bassa Valle

La Valle Centrale trova il suo confine naturale presso Montjovet, comune che segna l’ingresso nella Bassa Valle, che prosegue lungo il fiume fino al confine con il Piemonte. Il vitigno più diffuso qui è il Nebbiolo (detto Picoutener o Picotendro), protagonista delle zone vinicole di Donnas e di Arnad-Montjovet.

La Cucina tradizionale della Valle d'Aosta

La cucina della Valle d’Aosta conserva radici antiche ed è pertanto inscindibilmente legata ai prodotti del territorio. E’ una cucina rustica e semplice, di montagna, basata in gran parte su pochi ingredienti locali come i cavoli, le patate, i fagioli, le castagne, la segale, l’orzo, le vecchie varietà di granturco, l’aceto di mele, molte varietà locali di mele e di pere (la più nota fra tutte la “Martin sec”). Essendo una cucina di montagna la selvaggina, il maiale (soprattutto i salumi) e i formaggi giocano un ruolo importante: i due più famosi sono la fontina (a vari gradi di stagionatura) e la toma. Essi conservano ancora i sapori delle erbe dei prati di alta montagna e quindi presentano sfumature gusto-olfattive diverse a seconda della stagione. Peculiare nella cucina regionale Valdostana la quasi totale mancanza del frumento e quindi della pasta, che viene sostituita da primi a base di patate (gnocchi), polente (a base di granturco e anche segale e grano saraceno) e riso (dal vicino Piemonte). Piuttosto scarso anche l’uso dell’olio extravergine di oliva, infatti, ancora oggi i grassi più usati in cucina sono il burro e il lardo. Molte sono le influenze della cucina francese ed in particolare le similitudini con la cucina delle regioni transalpine confinanti (Savoia, Alta Savoia e Vallese).

Tra i primi piatti ricordiamo gli Chnéfflenes, bottoncini di pastella cotti in acqua bollente e conditi con fonduta, panna e speck oppure cipolla brasata, e gli Chnolles, gnocchetti di farina di mais, entrambi piatti tipici walser dell’alta valle del Lys (Gressoney-Saint-Jean), da mangiare in un brodo di carne di maiale. La Pèilà è una minestra di farina di segale e di frumento, con pane, fontina e burro. La Seupa à la Vapelenentse è uno dei piatti valdostani più famosi, a base di pane, verza e fontina; la Seuppa à la Cognèntse, originaria di Cogne, simile alla precedente, ma con riso; la Seuppa de l’âno (zuppa dell’asino), chiamata anche seuppa frèide (“zuppa fredda”), con pane nero a fette e vino rosso zuccherato; la Soça, una minestra di fagioli con cipolla e spezie, patate, lardo affumicato e saouceusses rosolate; la Sorsa, una zuppa densa preparata con brodo, pane nero, patate, fagioli, fagiolini, carote, pere e mele.
Tra i secondi piatti meritano una menzione il Bouilli à la saumure, un bollito di carne salata, che è possibile trovare dai macellai valdostani in autunno e in inverno, con salsicce e patate; la Carbonade, antico piatto tipico a base di carne bovina, salata e cotta lentamente con aglio e lardo, con salsa di vino bianco o rosso e spezie, la Cotoletta di vitello alla valdostana, con fontina e uova, fritta nel burro; il Fricandeau, noce di vitello a pezzetti con cipolla, rosmarino, erbe aromatiche e vino bianco, da mangiare con la polenta; gli Involtini di Fénis, di vitello ripieni di motsetta (simile alla bresaola) e fontina; i tanti piatti a base di formaggi fusi come il più conosciuto in assoluto: la fonduta.
Tra i dolci ricordiamo il Creinchein, dolce zuccherato al burro; le tegole valdostane, gallette di pasta di mandorle; i Torcetti, biscotti di pasta dolce al burro con zucchero o miele, tipici di Saint-Vincent; il Mécoulin, pane dolce tipico di Cogne e di Hône; la Crema di Cogne, a base di panna, zucchero e cioccolato.

La Guida Vini di Quattrocalici