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Il Vino nel Lazio

Vitigni, Vino, Enogastronomia

il vino nel lazio

Il Lazio ha una superficie vitata di quasi 28.000 ettari, quindi un’estensione senz’altro di tutto rispetto, che dà origine a oltre 2 milioni di ettolitri di vino. Il Lazio è per il 50% collinare e la rimanente parte suddivisa a metà tra pianura zone montuose. I vigneti si collocano per il 70% in collina e il 30% in zone pianeggianti. Il Lazio ha dunque un territorio misto, con terreni vulcanici, laghi, zone collinari e pianure bonificate (l’Agro Pontino), che danno luogo a diverse tipologie di vino. In Lazio si producono molti vini bianchi, uno fra tutti il Frascati, la prima DOCG d’Italia. Il Cesanese con la DOCG Cesanese del Piglio è un’eccellenza tra i vini rossi, poi il Moscato di Terracina, l’Aleatico di Gradoli, l’Est! Est!! Est!!!​ di Montefiascone e moltissimi altri.

I Numeri del Vino del Lazio

Superficie vitata del Lazio

Superficie vitata del Lazio: 23.000 ha di cui il 26% in montagna, 54% in collina, 20% in pianura.

Produzione di vino del Lazio

Produzione di vino del Lazio: 1.500.000 hl di cui vini DOP 31% vini IGP 20%, vini rossi e rosati 24%, vini bianchi 76%.

Denominazioni per il vino nel Lazio

Denominazioni di origine per il vino nel Lazio: 3 DOCG, 27 DOC, 16 IGT.

i numeri del vino nel lazio

La Viticoltura nel Lazio

Una caratteristica del Lazio è la diffusissima produzione vinicola familiare, finalizzata all’autoconsumo. Dopo la fillossera, con l’ingresso nella moderna viticoltura, anche nel Lazio ha purtroppo prevalso la tendenza alla produzione di grandi quantità di vino. Infatti la modernizzazione ha riguardato soprattutto le cantine sociali, che si sono dotate di impianti di vinificazione di dimensioni industriali. Le cose stanno ora fortunatamente cambiando, anche se l ‘evoluzione della viticoltura è piuttosto lenta. Oggi alcuni viticoltori che hanno scelto di puntare su vini di eccellenza sfruttando soprattutto il potenziale dei vitigni autoctoni. La scelta dei sistemi di allevamento si va spostando dal tradizionale tendone agli allevamenti a spalliera, a Guyot o Cordone speronato. In alcune zone dei Castelli Romani e del Basso Lazio,sono ancora utilizzate le tipiche viti maritate agli alberi o alle canne intrecciate, dette canocchie.

La Storia della Viticoltura del Lazio

Il Lazio, nell’antichità, svolse il ruolo di congiunzione fra la viticoltura Greca e quella Etrusca. Nella prima, la vite veniva allevata ad alberello o su tutori inerti, in coltura specializzata, mentre nella seconda le viti erano lasciate libere di espandersi, appoggiate a tutori vivi, come l’olmo, il pioppo e l’acero, e le colture erano promiscue. I vigneti si trovavano nelle zone più vocate alla viticoltura, come la media collina, disposti su terre vulcaniche o rosse. I vitigni erano prevalentemente locali e ogni viticoltore produceva vini tipici ed inconfondibili, seguendo la propria vocazione. L’antica tradizione vinicola del Lazio è confermata da scrittori latini, quali Catone, Columella, Plinio, Strabone, Virgilio, Marziale. Sia i vini prodotti nel Latium vetus, la zona più antica, costituita dalla parte centrale dell’attuale Lazio, posta a sud del fiume Tevere e a nord del monte Circeo, sia quelli del Latium adiectum, la parte più esterna della regione, sono tra i più famosi e celebrati dell’antichità, come ad esempio l’Albano, il Caeres, il Cecubo, l’Aricinum, il Setino, il Tiburtinum, il Tusculum. La viticoltura del Lazio seguì le sorti di quella delle altre regioni italiane, fino ad arrivare, alla fine del diciannovesimo secolo, con oltre 200 diverse cultivar viticole diffuse nei comuni della regione. A partire dagli anni seguenti al flagello della fillossera, anche nel Lazio si iniziarono ad intraprendere politiche produttive finalizzate alla qualità, riqualificando il patrimonio ampelografico e riducendo progressivamente le rese in uva dei vigneti. Si è quindi progressivamente assistito ad una focalizzazione sui vitigni tradizionalmente coltivati in regione, soprattutto a bacca bianca, seguita in un secondo momento dalla riscoperta e valorizzazione anche delle varietà tradizionali a bacca nera.

Il vino nel Lazio
Vigneti a Terracina Image: Depositphotos.com

I Vitigni del Lazio

Il Lazio presenta una grande varietà di vitigni coltivati, sia autoctoni che internazionali. Tra i vitigni a bacca nera il vitigno autoctono più importante è senz’altro il Cesanese, che è alla base di vini di assoluta eccellenza. In Lazio si coltivano anche il Montepulciano, il Ciliegiolo il Merlot, il Cabernet Sauvignon ed in alcuni casi anche la Barbera. I vini bianchi sono ottenuti soprattutto con Malvasie e Trebbiani, tra cui ricordiamo i vitigni Malvasia Bianca Lunga, Malvasia bianca di Candia, Malvasia del Lazio (con i cloni Bellone, Cacchione e Bonvino bianco), Trebbiano Giallo e Trebbiano Toscano e Trebbiano del Lazio. Il Grechetto è un vitigno coltivato soprattutto nelle zone del Viterbese ai confini con l’Umbria.

Le Denominazioni di Origine del Lazio

Le Denominazioni di Origine più importanti per il vino nel Lazio sono la Cesanese del Piglio DOCG, la Cannellino di Frascati DOCG e la Frascati Superiore DOCG. Trebbiani e Malvasie sono anche alla base del vino Est! Est! Est! di Montefiascone DOC. Nella zona di Cerveteri (Cerveteri DOC), nelle colline vicino al mare a nord di Roma, i bianchi sono soprattutto a base di Trebbiani e Malvasie. Verso Frosinone, nella zona di Affile (Cesanese di Affile DOC) e Olevano Romano (Cesanese di Olevano Romano DOC) , importanti vini rossi a base di Cesanese, con le due DOC che si affiancano alla già citata DOCG. Altre imporanti zone vinicole sono quella di Frascati (Frascati DOC, oltre alla già citata DOCG), dei Colli Albani DOC, dei Castelli Romani DOC, tutte lungo la linea collinare a sud di Roma.

Le Zone Vinicole del Lazio

La zona vinicola più importante del Lazio sono i rilievi che si innalzano a sud-est di Roma, denominati Castelli Romani, costellati di borghi medievali e ville, vigne e boschi. Qui predominano le uve a bacca bianca come Malvasia del Lazio e Trebbiano giallo; poi il Bellone e altre varietà locali. Tra quelle a bacca nera Cesanese, Sangiovese e Montepulciano, ma anche Merlot, Ciliegiolo e Bombino Nero. La Castelli Romani DOC è il riferimento della zona, altre sono Montecompatri Colonna DOC, Zagarolo DOC, Cori DOC e altre.

Tra Roma e Frosinone, in Ciociaria, vi è la zona del Cesanese, vitigno autoctono a bacca nera che dà origine a vini rossi di grande struttura, come nel caso del Cesanese del Piglio DOCG o del Cesanese di Affile DOC o di Olevano Romano (anch’esso DOC). Negli uvaggi il Cesanese è spesso affiancato da Barbera, Montepulciano e Sangiovese. La quarta denominazione della zona è la Genazzano DOC, nelle tipologie bianco e rosso.

In provincia di Latina prevalgono i vini rossi, ad esempio nella Aprilia DOC. Nel territorio costiero che va da Latina a Terracina vi è la denominazione Circeo DOC, con riferimento al promontorio che caratterizza il suo paesaggio.

In provincia di Viterbo, sui terreni di origine vulcanica attorno al Lago di Bolsena, si coltivano soprattutto uve bianche come Trebbiano Toscano e Giallo, oltre a Malvasia puntinata (del Lazio). Il vino più famoso è l’ Est! Est!! Est!!!​ di Montefiascone DOC; tra i vini rossi l’Aleatico di Gradoli DOC. Le altre due denominazioni della zona sono la Tarquinia DOCe Cerveteri DOC (in provincia di Roma).

I vigneti della provincia di Rieti si trovano sulla fascia pedemontana dell’Appennino. La Colli della Sabina DOC è condivisa con la provincia di Roma, e comprende quasi per intero la riva destra del Tevere.

La Cucina tradizionale del Lazio

La cucina regionale del Lazio, e quella Romana in particolare, non è particolarmente ricca di antipasti. Tra i piatti di pasta, i bucatini all’amatriciana e i rigatoni alla carbonara sono sicuramente fra i primi più famosi della gastronomia nazionale. Il sugo all’amatriciana è una salsa di pomodoro con cipolle, pancetta e l’immancabile pecorino romano; la carbonara è una salsa in bianco con pecorino, pepe, uova e pancetta. Ricordiamo anche le penne all’arrabbiata (un’amatriciana molto piccante) e gli spaghetti alla gricia (un’amatriciana in bianco). Poi i rigatoni con la pajata, cioè l’interiora di vitello; il risotto alla romana (preparato col marsala) e le fettuccine alla romana, con pomodoro e funghi. Le fettuccine alla ciociara, con funghi, piselli, guanciale e sugo bianco di carne; la pasta alla carrettiera, con tonno unito al tradizionale soffritto a base di funghi e guanciale. I rigatoni alla vaccinara, con salsa alla coda di bue. Le fregnacce alla sabinese, una sorta di maltagliati all’uovo con sugo di porcini e ulive nere o alla castelnovese, con un pesto di peperoncino e maggiorana. Infine gli gnocchi alla romana, gratinati, e il timballo alla ciociara, imbottito di trita mista e mozzarella. Fra le minestre ricordiamo la zuppa di scarola e fagioli, la stracciatella romana, a base di uova, semolino e cacio, la zuppa fresca di fave col guanciale e i fagioli con le cotiche.

La cucina romana è ricca anche di gustosi secondi piatti. Famosi i saltimbocca alla romana, a base di vitello, prosciutto e salvia e la coda alla vaccinara (coda di bue in umido). L’abbacchio è un agnello da latte (dal latino ad baculum, cioè “legato al palo”, così si legavano gli animali affinché non si perdessero) cucinato arrosto, con aromi, le costolette d’abbacchio a scottadito, la coratella d’abbacchio con i carciofi, l’abbacchio alla romana, con aromi, aceto e rognoni, l’abbacchio brodettato, con farina, vino e cipolle, l’abbacchio alla cacciatora, lardellato e con acciughe. Tra i piatti di maiale, le spuntature e la celeberrima porchetta, famosissima quella di Ariccia.

Caratteristici del Lazio sono anche stuzzichini come le bruschette, i crostini con le acciughe, le fritture di fiori di zucca, con cuore d’acciuga, di zucchini, di carciofi, di baccalà, di animelle, fegato e cervello d’abbacchio. Tra i contorni, le insalate di puntarelle, l’insalata di misticanze, con lattughe varie, mele, pinoli e noci, l’insalata di nervetti di vitello, la cicoria ripassata.

Tra i dolci ricordiamo il pangiallo, una sorta di panino tondo allo zafferano, preparato con farina, frutta secca, canditi e cioccolato. Di Frascati sono le pupazze, biscotti a forma di donna preparati con una grande quantità di miele e aroma all’arancia; la grattachecca è una granita aromatizzata con sciroppi alla frutta. I maritozzi sono dei soffici bignè imbottiti di panna.

La Guida Vini di Quattrocalici